Un'altra Italia

Può sembrare strano, ma da lunedì avremo un’altra Italia. O un governo più forte o l’assenza di un governo. Gli esperti dicono che il risultato potrebbe dipendere dall’affluenza alle urne

Milano, 3 novembre 2016 - Può sembrare strano, ma da lunedì avremo un’altra Italia. O un governo più forte o l’assenza di un governo. Gli esperti dicono che il risultato potrebbe dipendere dall’affluenza alle urne. I sostenitori del No sono più motivati e andranno comunque a votare. Il Sì potrebbe pescare tra gli indecisi e tra elettori abituali di partiti diversi dal Pd. Una forte affluenza alle urne favorirebbe il Sì. Gli italiani all’estero hanno votato in modo più massiccio delle attese battendo l’affluenza delle elezioni politiche del 2013. Questo ha messo in allarme il No e Salvini ieri si è affrettato ad annunciare ricorsi se i voti ‘stranieri’ (un milione 600mila) fossero decisivi per il Si. Nel caso di vittoria del No, Sergio Mattarella farebbe l’impossibile per convincere Renzi a restare. Ma avrebbe poche possibilità di successo. Il presidente del Consiglio si è troppo esposto per poter far finta di niente. «Galleggiare», come dice lui, non gli converrebbe. 

Si formerebbe prevedibilmente un governo politico a maggioranza Pd, ma di attesa: una nuova legge elettorale, il congresso del Pd con successive primarie alle quali Renzi prevedibilmente si candiderebbe, elezioni anticipate all’autunno del ’17 o confermate alla scadenza naturale del febbraio 2018. Ordinaria amministrazione per un anno, mentre il mondo corre. Se vincesse il No, il Partito democratico sarebbe chiamato a una decisiva prova di serietà. Quando si è affermato alle primarie che lo hanno portato alla guida del Pd, Renzi aveva con sé giusto un drappello di cavalleria. L’artiglieria pesante è arrivata dopo, in ossequio alla tradizione assai diffusa in Italia di andare in soccorso del vincitore. Celebrando Napoleone nel ‘5 maggio’, Manzoni parlò di ‘servo encomio’. Sarebbe antipatico se – in caso di caduta del governo – si passasse al ‘codardo oltraggio’. Poiché tuttavia la lotta referendaria si annuncia davvero aperta, Renzi può vincere. In questo caso, starebbe a lui conquistare una vera leadership resistendo alla tentazione di stravincere. Un giorno Mussolini disse alla sua amante-musa Margherita Sarfatti: «Vincere, non stravincere, perché le stravittorie non durano». Se oltre alla Sarfatti l’avesse detto a Hitler prima della campagna di Russia la storia avrebbe preso forse un’altra, tragica piega.

Nella cerchia del presidente del Consiglio più d’uno avrebbe voglia di regolare una volta per tutte i conti nel partito. Sarebbe un errore grave. Nonostante i miglioramenti e alcune riforme, il Paese resta debole. Una vittoria del Sì eviterebbe verosimilmente vuoti di potere, ma l’Italia ha un disperato bisogno di unità e di reciproco rispetto tra le parti in causa. Un buon esempio l’ha dato Susanna Camusso che pur votando No ha messo la sua firma sotto il rinnovo del contratto degli statali a quattro giorni dal referendum sapendo che questo avrebbe potuto favorire il governo. Renzi dovrebbe aprire a Berlusconi per fare una nuova legge elettorale e il Cavaliere dovrebbe rendersi disponibile anche se il No perdesse. Il risultato, insomma, qualunque esso sia, dovrebbe essere gestito con grande saggezza da entrambe le parti.