La carta Parisi

Forza Italia ha bisogno di un papa straniero per rilanciarsi? Stefano Parisi è la persona giusta?

Milano, 6 agosto 2016 - Forza Italia ha bisogno di un papa straniero per rilanciarsi? Stefano Parisi è la persona giusta? Alle elezioni comunali di Milano, Parisi è andato assai vicino alla vittoria e molti sono convinti che al ballottaggio né la Lega, né i maggiorenti locali di Forza Italia si siano impegnati allo spasimo. Una calunnia? È certo che Berlusconi era arciconvinto della vittoria del suo candidato e ha preso malissimo la notizia della sconfitta. E che a giudicare da quel che si è visto dopo le elezioni e da come è stata accolta la decisione del Cavaliere di affidare il partito a Parisi, l’idea di consegnare Palazzo Marino a un papa straniero che ne avrebbe fatto il trampolino di lancio per Roma non deve aver entusiasmato il ‘partito del Nord’. Eppure anche per una parte consistente della vecchia guardia Parisi può rivelarsi una opportunità invece che un ostacolo. Berlusconi ha sette vite. E comunque sempre una di più di quella che gli viene accreditata di volta in volta. Ma allo stato non è candidabile.

E anche se la Corte di Strasburgo facesse il miracolo di giudicarne ingiusta la decadenza dal parlamento, sarebbe difficile proporlo nel 2018 come candidato premier a 82 anni e con un cuore che richiede qualche cautela. C’è dunque bisogno di un successore. Tra i dirigenti di Forza Italia ci sono alcuni uomini e donne che potrebbero prendere dignitosamente le redini del partito, lasciando a Berlusconi il ruolo di Spirito Santo. È davvero quello che vuole un elettorato moderato ancora maggioritario in Italia, ma incerto, frustrato, deluso, che – se non si rifugia nell’antipolitica militante per decenza o pigrizia – ha alimentato a piene mani il bacino del non voto? Ci sono cicli politici in cui si è vecchi indipendentemente dall’età, dalle proprie colpe e perfino dai propri meriti. Negli ultimi ventidue anni soltanto tre uomini hanno dato il segno del nuovo: Berlusconi, Prodi e Renzi. Prodi è caduto per due volte sotto i colpi di pugnali amici.

Berlusconi e Renzi hanno destato aspettative straordinarie (il primo nel ’94, nel 2001 e nel 2008), il secondo nel 2014 per aver promesso un forte riformismo moderato e per aver sconfitto i ‘comunisti’: cosa straordinaria per Berlusconi, incredibile per Renzi. È evidente che un fronte moderato che voglia confrontarsi con Renzi alle prossime elezioni debba trovare un personaggio ‘nuovo’. E Parisi, piaccia o non piaccia, lo è. Per legittimarlo davvero, tuttavia, non basta la benedizione del Cavaliere. Se vuole avere un futuro, Forza Italia deve diventare un partito normale. Deve perciò fare i congressi. Peccato che di congressi veri non ne abbia fatto da quello memorabile del ’98. Ero seduto accanto a Cossiga. Di fronte a migliaia di attivisti scatenati mi sussurrò: «E questo sarebbe il partito di plastica?». Berlusconi deve convincere un congresso che Parisi è l’uomo nuovo. E gli altri colonnelli – almeno in parte – debbono prendere atto che con un papa straniero hanno qualche possibilità di rilancio. Senza, non resterebbe che un onorevole pensionamento