SANDRO NERI
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L’Imu, la Tasi e la battaglia dei capannoni

Su Imu e Tasi ci si affida ai singoli Comuni e qui assistiamo a interventi a “macchia di leopardo” a favore delle imprese, ma insufficienti e rarissimi

Milano, 16 dicembre 2016 -

LETTERA

ENTRO OGGI gli imprenditori sono chiamati a versare la seconda rata di Imu e Tasi sugli immobili strumentali che complessivamente costa poco meno di 5 miliardi di euro. Per una reale ripresa dell’agonizzante economia interna italiana, non sarebbe più efficace considerare tali immobili, non a caso definiti strumentali, come strumenti per indispensabili al lavoro e quindi esentarli del tutto o in parte da una gabella che pesa come un macigno? A.R.

RISPOSTA

LA “BATTAGLIA” PER FAR ESENTARE o quanto meno per alleggerire il peso fiscale sulle imprese, soprattutto quelle di piccole dimensioni, dura da anni, ma ancora non ha trovato efficaci interventi. Tanto che gli stessi imprenditori lamentano come a rendere grave lo stato delle loro aziende siano in massima parte tasse e imposte. Più pesanti della crisi economica globale in sè. Su Imu e Tasi ci si affida ai singoli Comuni e qui assistiamo a interventi a “macchia di leopardo” a favore delle imprese, ma insufficienti e rarissimi: le casse municipali sono al verde e le poche imposte su cui gli enti locali possono intervenire sono in aumento. Considerare gli immobili strumentali come veri e propri “strumenti” di lavoro e quindi escluderli da imposizioni fiscali potrebbe essere un elemento in grado di aiutare concretamente le aziende. Ma in assenza di un provvedimento nazionale in materia, trovo impossibile che tutti i Comuni italiani si mettano d’accordo per una linea condivisa. sandro.neri@ilgiorno.net