Giudici di pace, Milano vicina al collasso

A Milano, sui 180 giudici onorari previsti in organico, ce ne sono 49, che hanno sin qui dimostrato dedizione e competenza, ma che percepiscono redditi inadeguati e ora sono giustamente sul piede di guerra contro il Governo

Milano, 21 luglio 2017 - Assicurano la risoluzione di controversie in tempi relativamente brevi, sono sotto organico e sottopagati e ora il Governo vorrebbe farli lavorare ancora di più senza accogliere le loro richieste. Sono i giudici di pace, figura chiave per decongestionare i tribunali e smaltire il carico enorme di contenziosi che paralizzano il mondo della giustizia. A Milano, sui 180 giudici onorari previsti in organico, ce ne sono 49, che hanno sin qui dimostrato dedizione e competenza, ma che percepiscono redditi inadeguati e ora sono giustamente sul piede di guerra contro il Governo. La legge 28 aprile 2016 n.57 ha infatti delegato l’esecutivo per la riforma organica della magistratura onoraria e degli uffici del giudice di pace. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha firmato un decreto legislativo, approvato in Consiglio dei ministri, che rischia non solo di risultare anticostituzionale e violare il diritto comunitario, ma di sovraccaricare gli uffici del giudice di pace e di produrre lungaggini. È previsto che i magistrati onorari gestiscano tutti i sinistri stradali con valore sino a 100.000 euro e cause ordinarie fino a 50.000 euro, che sommate alle altre competenze già nelle mani dei giudici di pace (esecuzioni mobiliari e altro) sono l’80% del contenzioso civile. A conferma dell’efficienza degli uffici del giudice di pace di Milano, il tempo di definizione medio del procedimento civile è di un anno, minore per le Osa (opposizioni a sanzioni amministrative), ridotto per i casi di immigrazione. Anzi, nel 2016 quegli uffici hanno effettuato la metà delle espulsioni di tutta Italia, con un efficiente coordinamento con Questura e Prefettura, malgrado a Milano non sia presente il Cie (Centro di identificazione ed espulsione) come a Torino, ma solo i Cara (Centri per i richiedenti asilo quali l’ex Corelli). Eppure il Governo continua a ignorare le richieste formulate con argomentata insistenza dalla categoria, arrivata a brandire l’arma dello sciopero. I giudici di pace rivendicano la stabilizzazione, in linea con quanto previsto dall’Europa, un compenso dignitoso, parametrato al minimo dei magistrati di prima nomina, previdenza e copertura infortuni a carico dell’Amministrazione. Il loro contributo prezioso offerto al funzionamento della giustizia non può continuare ad essere svalutato. A farne le spese in ultima analisi sarebbero i cittadini, che vedrebbero dilatati a dismisura i tempi di risoluzione delle controversie e meno tutelati i propri diritti.