Varese, 3 luglio 2013 - Ne aveva per tutti. Una lista nera scritta in una lettera lasciata in casa prima di recarsi in municipio per sparare al sindaco e al vice di Cardano al Campo.Giuseppe Pegoraro, il vigile sospeso dal servizio, ha ammesso di voler fare una strage e di essere anche pronto a morire per farsi giustizia.

Nella sua 'black list' compare il nome del Giudice Adet Toni Novik che lo aveva condannato a due anni per la cosiddetta truffa del cartellino. Nell'elenco ci sono poi il pm milanese Ilda Bocassini (che avrebbe definito davanti ai poliziotti una icona) e una giornalista colpevole di aver scritto troppi articoli sulla sua vicenda giudiziaria. Per sua stessa ammissione voleva sparare nel mucchio per una sete di vendetta contro quella che riteneva un ingiustizia contro di lui. La lista l'hanno trovata i poliziotti nella sua auto ed era contenuta nella cartelletta blu che aveva fra le mani quando ha fatto irruzione in Municipio sparando contro Laura Prati e Costantino Iametti.

Prima di entrare in azione ha anche inviato un sms alla sorella invitandola a recarsi a casa sua per raccogliere tutte le carte che riguardavano la sua vicenda giudiziaria. Tra queste molti articoli di giornale e il testamento. Gli investigatori stanno ora cercando di capire se i nomi citati in quella lista fossero reali obiettivi o solo vittime dei deliri di Pegoraro.

Nella lettera non vengono, invece, citati direttamente Laura Prati e Costantino Iametti, lei ricoverata a Gallarate, lui a Varese, entrambi in prognosi riservata ma fuori pericolo. Tuttavia durante l interrogatorio avrebbe detto che lo avevano umiliato e che per questo dovevano pagarla. Ci sono invece molti insulti contro lo 'Stato ladro' e frasi che inneggiato a un ordine esecutivo generale, minacce di sparare nel mucchio "se sento puzza di poliziotti in borghese o di elicotteri".

Durante il lungo interrogatorio durato cinque ore davanti ai sostituti procuratori Eugenio Fusco e Nadia Calcaterra inizialmente sarebbe apparso confuso per poi riprendere totale lucidità nello spiegare le ragioni del suo gesto e il perché della bomba carta contro la sede della Cgil: un diversivo, ma comunque "quelli sono dei comunisti" con la colpa di non averlo aiutato nella causa contro il Comune per la sospensione dal servizio.