Cesano Boscone, cambio di contratto: protesta dei lavoratori alla Sacra Famiglia

Il presidio è stato organizzato da Cobas Sanità e Usi: "Condizioni peggiorative"

La mobilitazione dei lavoratori

La mobilitazione dei lavoratori

Cesano Boscone (Milano), 10 giugno 2020 – Fine del lockdown, ritorno alle proteste davanti all’Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone, in piazza Monsignor Moneta. Al presidio di mercoledì mattina erano presenti i lavoratori che hanno aderito al momento di protesta organizzato da Cobas Sanità Università e Ricerca e Usi Sanità. Con mascherine e mantenendo le distanze, come da disposizioni anti contagio, gli impiegti e i sindacati hanno incrociato le braccia per dire no alla “pre intesa sul contratto – spiegano –. Alcune organizzazioni sindacali vogliono scendere al compromesso del nuovo contratto Uneba che non tutela per niente i lavoratori”. Al centro delle polemiche, infatti, c’è il passaggio contrattuale dal vecchio Aris a Uneba. “Una truffa indecente – ancora da Cobas e Usi –, un regalo da un milione e mezzo di euro l’anno alla Fondazione, prelevati dalle tasche dei lavoratori. Le conseguenze sono disastrose. L’assemblea generale dei lavoratori si era chiaramente espressa per una trattativa che prevedeva il ripristino del ccnl aris. Questo era il mandato per le rsu e per le organizzazioni sindacali presenti”. E ribadiscono ancora che “mentre in periodo di emergenza tutti esaltavano l’eroismo degli operatori della sanità, costretti a lavorare in una situazione critica, l’azienda ne ha approfittato per mantenere le condizioni di saccheggio di diritti verso i propri dipendenti. In questa situazione, alcuni sindacati hanno concordato un pre accordo, tradendo il mandato dell’assemblea generale. Una disfatta”. I lavoratori hanno iniziato a manifestare contro il passaggio contrattuale a gennaio e a febbraio hanno organizzato un presidio davanti alla Curia milanese. “I cedolini degli stipendi di febbraio parlano chiaro – ricordano i lavoratori –: meno soldi in busta e due ore di lavoro in più non retribuite. Invece di ripensare alla gestione dell’immenso patrimonio immobiliare, l’Istituto si rifà sui lavoratori”. A febbraio il presidente di Sacra Famiglia don Marco Bove si era dichiarato disponibile per avvicinarsi alle richieste sindacali, sottolineando tuttavia che “le risorse non sono infinite”, ribadendo inoltre che il cambio si era reso necessario per una doverosa armonizzazione contrattuale. Ma i sindacati di Cobas e Usi non intendono fermarsi: “Organizzeremo altre iniziative per ribadire il fermo no a un cambio penalizzante per i lavoratori che svolgono una professione già difficile, a stretto contatto di malati, anziani e disabili”.

Cesano Boscone (Milano), 10 giugno 2020 – Fine del lockdown, ritorno alle proteste davanti all’Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone, in piazza Monsignor Moneta. Al presidio di oggi erano presenti i lavoratori che hanno aderito al momento di protesta organizzato da Cobas Sanità Università e Ricerca e Usi Sanità. Con mascherine e mantenendo le distanze, come da disposizioni anti contagio, gli impiegati e i sindacati hanno incrociato le braccia per dire no alla “pre intesa sul contratto – spiegano –. Alcune organizzazioni sindacali vogliono scendere al compromesso del nuovo contratto Uneba che non tutela per niente i lavoratori”. Al centro delle polemiche, infatti, c’è il passaggio contrattuale dal vecchio Aris a Uneba.

“Una truffa indecente – ancora da Cobas e Usi –, un regalo da un milione e mezzo di euro l’anno alla Fondazione, prelevati dalle tasche dei lavoratori. Le conseguenze sono disastrose. L’assemblea generale dei lavoratori si era chiaramente espressa per una trattativa che prevedeva il ripristino del ccnl aris. Questo era il mandato per le rsu e per le organizzazioni sindacali presenti”. E ribadiscono ancora che “mentre in periodo di emergenza tutti esaltavano l’eroismo degli operatori della sanità, costretti a lavorare in una situazione critica, l’azienda ne ha approfittato per mantenere le condizioni di saccheggio di diritti verso i propri dipendenti. In questa situazione, alcuni sindacati hanno concordato un pre accordo, tradendo il mandato dell’assemblea generale. Una disfatta”.

I lavoratori hanno iniziato a manifestare contro il passaggio contrattuale a gennaio e a febbraio hanno organizzato un presidio davanti alla Curia milanese. “I cedolini degli stipendi di febbraio parlano chiaro – ricordano i lavoratori –: meno soldi in busta e due ore di lavoro in più non retribuite. Invece di ripensare alla gestione dell’immenso patrimonio immobiliare, l’Istituto si rifà sui lavoratori”. A febbraio il presidente di Sacra Famiglia don Marco Bove si era dichiarato disponibile per avvicinarsi alle richieste sindacali, sottolineando tuttavia che “le risorse non sono infinite”, ribadendo inoltre che il cambio si era reso necessario per una doverosa armonizzazione contrattuale. Ma i sindacati di Cobas e Usi non intendono fermarsi: “Organizzeremo altre iniziative per ribadire il fermo no a un cambio penalizzante per i lavoratori che svolgono una professione già difficile, a stretto contatto di malati, anziani e disabili”.