La dialettica della natura si trasforma e viaggia

Natura naturans scrivevano i filosofi medioevali e poi Giordano Bruno e Baruch Spinoza

Milano, 3 febbraio 2019 - Natura naturans scrivevano i filosofi medioevali e poi Giordano Bruno e Baruch Spinoza. Una natura che genera, trasforma, cambia essa stessa nel corso del tempo. Natura selvatica. Natura modificata dalla mano dell’uomo. Natura da riscoprire. Lasciando le strade urbane. E seguendo sentieri di montagna, stradelle di campagna abbandonate, viottoli nelle foreste, con i rumori “naturali” da riconoscere. Lo fa Sylvain Tesson, attraversando a piedi la Francia dal Sud Est del Colle di Tenda al Nord Ovest del Cotentin, sulle falesie che fronteggiano il Canale della Manica, partenza un 24 agosto, arrivo l’8 di novembre, un passo dopo l’altro, una scoperta continua, innanzitutto di se stesso. Ne scrive in “Sentieri neri”, Sellerio, raccontando d’un incidente, d’una stentata guarigione e d’un bisogno di mettere alla prova un corpo ferito e una mente malcerta. E dunque d’un viaggio di rinascita, dentro “una geografia minore” di campagne, paesi difficili e chiusi, spazi aperti e solitari. Si cammina “negli interstizi”, s’imparano le sfumature del silenzio. E «si torna a casa, liberi dall’insetto che ci pungeva il cuore, mondati da ogni pena, di nuovo in piedi».

Andare, per capire. E sapere. Utile la “Storia del bosco” di Mauro Agnoletti, Laterza, una ricostruzione dei cambiamenti del “paesaggio forestale italiano”. Un terzo del paese è coperto da boschi di faggi, abeti, larici, querce, castagni, pini e distese mediterranee di palme nane. Un paesaggio percepito come selvatico o “naturale”. Nel tempo però bosco e pascolo sono stati strettamente legati, così come l’andamento del bosco è stato determinato dalle sorti dell’edilizia e dell’industria navale. Dai frutti del castagno è dipesa per secoli la vita d’intere popolazioni. E adesso, man mano che montagne e colline sono abbandonate per la spinta crescente dell’urbanizzazione di massa, il bosco torna a riprendere terreno, con le sue piante e i suoi animali. Dialettica della natura. Da osservare e rispettare. Come? Anche imparando a seguire “L’incredibile viaggio delle piante”, ricostruito da Stefano Mancuso per Laterza. Si muovono, le piante, nel corso dei secoli. I loro semi, trasportati dal vento, dal mare o dagli uccelli in volo, colonizzano spazi, appaiono in luoghi inaspettati. E quel “viaggio” è un’avventura della natura. Tante storie, dai salici al tambalacoque con i frutti amati dagli elefanti, dai minuscoli cactus del deserto del Messico “protettivi” verso i loro semi alle palme da datteri dolci fatte rivivere da un’equipe di scienziati israeliani rianimando i semi trovati dagli archeologi nei recessi della fortezza di Masada, abitata da ribelli zeloti ed espugnata e distrutta dalle truppe romane nel 73 d.C. Storie, ancora, come quella della cakile arctica, arrivata a portare vita in un’isola, Surtsey, nata da una gigantesca eruzione vulcanica in Islanda. E aprendo la strada ad altre forme di vita vegetale.