Aziende, imprenditori e l’economia come energia

Economia come energia. Sfida, scommessa, forza concentrata su lavoro e vita migliore, sullo sviluppo

Milano, 14 ottobre 2018 - Economia come energia. Sfida, scommessa, forza concentrata su lavoro e vita migliore, sullo sviluppo. È “L’Italia della ricostruzione” dopo i disastri del fascismo e della guerra, cui Aldo Cazzullo dedica il suo nuovo, affascinante libro, “Giuro che non avrò più fame”, Mondadori. Ecco i protagonisti d’un anno chiave, il 1948, i politici responsabili d’una intensa stagione di rinascita, i De Gasperi, gli Einaudi e i Togliatti, i campioni sportivi rivali e leali come Coppi e Bartali, i grandi imprenditori Olivetti, Mattei e Valletta della Fiat, gli operai delle fabbriche, le dive del cinema e della radio, “gli irregolari” dal pensiero originale (Dossetti, Di Vittorio) e soprattutto i milioni di persone, “le nostre madri e i nostri padri, la loro straordinaria capacità di lavorare e anche di tornare a ridere”, le fatiche e gli entusiasmi con cui “fare dell’Italia un Paese moderno”.

Una stagione da prendere come esempio, anche oggi, in questa crisi di speranze e di fiducia. Di quei tempi, di progetti ambiziosi e cultura d’innovazione, è stato protagonista anche Giuseppe Eugenio Luraghi, cui Rinaldo Gianola dedica un’accurata biografia, “Luraghi - L’uomo che inventò la Giulietta”, Book Time, raccontandone la storia manageriale e soprattutto la felice stagione alla guida dell’Alfa Romeo, eccellenza dell’industria dell’auto italiana. Impresa di Stato, l’Alfa, con tutti i vizi delle intromissioni politiche. Ma anche, grazie a Luraghi, grande azienda ad alta tecnologia e con prodotti di successo che ancora segnano il miglior made in Italy e di cui conservare grata memoria. Ci sono, nella storia recente dell’economia, anche pagine controverse, che il passare del tempo consente di rileggere fuori dal fuoco delle polemiche di poteri e interessi. Come quelle sull’industria chimica, al centro di “Un capitalismo per tutti” di Germano Maifreda, Guerini, con una prefazione di Giulio Sapelli: “La Montedison diMario Schimberni e il sogno d’una Public company”.

Le radici affondano negli anni Cinquanta e Sessanta, con le ricerche nei laboratori Montecatini e Pirelli condotte da Giulio Natta, premio Nobel per la chimica nel 1963, per le scoperte che portarono al polipropilene, straordinario prodotto industriale. E il cuore del libro è la stagione degli anni Ottanta in cui la Montedison, guidata da Mario Schimberni, manager-imprenditore visionario, s’impegna per liberarsi dalle logiche della politica (posti di lavoro sicuri, anche a costo di non fare profitti), dalla dialettica con l’Eni e dal controllo di Mediobanca e del “salotto buono” d’un capitalismo poco aperto ai capitali di rischio. Schimberni rivoluziona la chimica, la apre all’innovazione, progetta una Public Company ad azionariato diffuso. Ma perde la sua battaglia e nel 1987 si dimette. Sono vicende cariche di contrasti. Su cui il libro di Maifreda offre pagine interessanti per capire meglio fatti e conseguenze.