Dieci anni fa l'incubo di Utoya e la follia neonazista di Anders Breivik

Prima l'autobomba in pieno centro poi la strage programmata con mitragliatore: 77 morti e 110 feriti di cui 55 gravi

Il neonazista Anders Breivik in tribunale pochi giorni dopo la strage

Il neonazista Anders Breivik in tribunale pochi giorni dopo la strage

Oslao - Cade domani il decimo anniversario della strage dell’isola di Utoya, in Norvegia, dove Andrers Breivik, un invasato neonazista, sparò a freddo sui ragazzi di un campus, uccidendone 69. Che fra soli 11 anni sarà libero. In realtà quel giorno in Norvegia furono due gli attacchi terroristici coordinati volti ad attaccare il governo della Norvegia, che causarono in totale settantasette vittime. ll primo attacco consistette nell’esplosione di un’autobomba col bagagliaio imbottito di esplosivo nel centro di Oslo, precisamente nel quartiere Regjeringskvartalet (ove si trovano i palazzi del governo norvegese), avvenuta alle ore 15:25.

L’automobile era stata parcheggiata di fronte al palazzo ospitante l’ufficio del primo ministro norvegese Jens Stoltenberg; nell’esplosione morirono otto persone e 209 rimasero ferite, di cui dodici gravemente. Il secondo attacco avvenne meno di due ore dopo sull’isola di Utøya, nel Tyrifjorden, ove era in corso un campus organizzato dalla sezione giovanile del Partito Laburista Norvegese. Un uomo vestito con una strana uniforme simile a quella della polizia e provvisto di documenti falsi giunse sull’isola e aprì il fuoco sui partecipanti al campus, uccidendone appunto 69 e ferendone 110, di cui 55 in maniera grave. Fu l’atto più violento mai avvenuto in Norvegia dalla fine della seconda guerra mondiale.

La casa dove si teneva il convegno dei giovani attivisti laburisti uccisi a Utoya
La casa dove si teneva il convegno dei giovani attivisti laburisti uccisi a Utoya

Il responsabile degli attentati, Anders Behring Breivik, trentaduenne norvegese simpatizzante dell’estrema destra, fu arrestato in flagranza a Utøya. Rinviato a giudizio, fu processato tra il 16 aprile e il 22 giugno 2012 a Oslo; in tribunale affermò di avere compiuto gli atti per mandare un “messaggio forte al popolo, per fermare i danni del partito laburista” e per fermare “una decostruzione della cultura norvegese per via dell’immigrazione in massa dei musulmani”.  Breivik stesso venne ritratto in un video con indosso simboli cristiani e divise dei Cavalieri Templari. Riconosciuto unico responsabile e sano di mente, il 24 agosto seguente Breivik fu condannato a ventuno anni di carcere (pena massima dell’ordinamento norvegese), prorogabili di altri cinque per un numero indefinito di volte qualora, fosse ancora ritenuto socialmente pericoloso.

Dopo aver fatto esplodere l’autobomba nei pressi degli uffici governativi, Anders Breivik si è avviato verso Utøya, vestito da agente della polizia norvegese e fingendo di cercare bombe sull’isola. Arrivato sull’isola con un traghetto, Breivik prima ha ucciso con una pistola Glock i direttori del campo, che insospettiti dalle armi avevano cominciato a fargli domande, quindi si è diretto verso i giovani dai 10 ai 20 anni raccolti in un punto di ristoro, ha estratto il fucile semiautomatico (una carabina Ruger mini 14) e ha incominciato a sparare sulla folla, arrivando a uccidere 69 persone. 

Dopo un’ora e mezza la Delta (Unità Norvegese Anti-Terrorismo), un’élite della polizia, ha fatto irruzione sull’isola e l’attentatore si è consegnato senza opporre resistenza. Breivik, secondo alcune prime testimonianze in stato di shock, non avrebbe agito da solo, ma le ricerche e le indagini della polizia norvegese su possibili complici non hanno individuato altre persone. Infatti le testimonianze più attendibili e “a mente fredda” dei sopravvissuti della strage di Utøya hanno descritto il solo Breivik che sparava con freddezza, senza correre e senza urlare (versione dei sopravvissuti tratta dal documentario Massacro in Norvegia, “Io c’ero“).