Padre Zanotelli: Papa in Ucraina? Sarebbe segnale portentoso. Le armi benzina sul fuoco

Il missionario comboniano, storico esponente del pacifismo italiano: "Putin da condannare in maniera forte e chiara. Ma l'Unione europea doveva lavorare per integrare la Russia"

Una voce chiara. Che prova a tracciare una via alternativa rispetto a quella che sembra prevalere in questo terribile mese di guerra in Ucraina. Quando parla padre Alex Zanotelli, classe 1938, missionario comboniano, storica voce del pacifismo italiano e internazionale, si sta ad ascoltare. Anche - e soprattutto - quando esprime opinioni controcorrente rispetto alla narrazione "vincente".

Padre, in questo periodo qual è il primo pensiero con cui si alza? "Sono scioccato. Abbiamo permesso una guerra nel cuore dell'Europa, che può durare ancora a lungo. In questi anni, prigionieri del complesso militare industriale, ci siamo creati un nemico. Mi ricorda un discorso pronunciato da Dwight Eisenhower, prima di cedere la presidenza a Kennedy. Lo ascoltati quando ero studente negli Stati Uniti. In quelle parole c'era già tutto".

Ovvero? "Eisenhower disse che la democrazia americana, per lui, era abbastanza solida. Aggiunse di non vedere pericoli da fuori, bensì da dentro. E il rischio maggiore, per lui, era il complesso militare industriale. Aveva ragione. Si può eleggere chi si vuole, ma alla fine è l'industria degli armamenti che decide. E la situazione attuale lo sta dimostrando".

Che differenze vede fra questa guerra e i conflitti del passato? "Tutte le guerre sono autodistruzione. La novità è che ora è nel cuore dell'Europa. Finora le avevamo fatte fuori dai nostri confini. In Irak, in Siria, in Afghanistan. In Europa, caduto il muro di Berlino, il 'nemico' non c'era più. L'Urss era demolito. Gorbaciov aveva solo chiesto che la Nato non si espandesse negli ex paesi del patto di Varsavia. E invece è accaduto".

Cosa pensa della decisione del governo italiano di mandare armi in Ucraina? "Significa gettare benzina sul fuoco. Servirà a proseguire nei massacri. Ci rimetterà solo la povera gente. Questa scelta è in violazione della Costituzione perché, così facendo, diventiamo Paese belligerante. E trasgredisce anche alla legge 185, che proibisce l'export degli armamenti. Sono così drastico perché decisioni del genere possono farci precipitare in un conflitto atomico. Proprio mentre papa Francesco, con la sua enciclica 'Fratelli tutti', aveva imposto una svolta anche alla Chiesa su questo tema".

Cioè? "Parlando dell'uso di armi chimiche ha sostenuto che non ci possa più essere una guerra giusta. Così ha spazzato via 1.700 anni di insegnamenti della Chiesa cattolica sulla guerra giusta".

Ma gli ucraini avranno diritto a difendersi dall'invasore, non trova? "Certo. Ed è chiaro che sono 'resistenti'. Però anche su questo fronte bisogna fare una distinzione".

Quale? "Lo dico da persona che ha fatto una scelta di 'non violenza attiva', attraverso un esempio. Quando le truppe tedesche all'inizio della Seconda guerra mondiale occuparono la Danimarca, a Copenaghen si optò per una reazione differente. Il re danese si fece vedere in pubblico con la Stella di Davide. Alcuni gruppi si organizzarono a difesa degli ebrei, facendoli partire tutti in una notte per la Svezia, dove trovarono rifugio. Fu una scelta di resistenza non violenta".

Intanto è stato approvato alla Camera un ordine del giorno sull'aumento delle spese per la Difesa... "Una follia. I deputati sono consapevoli di quello che stanno votando? Eppure sono in parlamento a nome degli italiani e dovrebbero capire quanto la gente comune sta soffrendo. Io, dal mio osservatorio al rione Sanità di Napoli (dove Zanotelli esercita oggi la sua missione, ndr), lo vedo con chiarezza. Sanità e scuola pubbliche hanno subìto negli anni tagli esiziali e qui si indica di aumentare la spesa per la Difesa a 38 miliardi di euro. Incredibile".

E di Putin cosa pensa?  "Voglio essere molto chiaro. Putin non è il nuovo Hitler per me. E' un autocrate. Un nostalgico zarista che ha il 'mito' dell'impero russo. E vuole inglobare le terre che sente come russe. La sua scelta di scatenare la guerra è stata folle. Va condannata in ogni modo la sua aggressione a una Nazione indipendente. Certo, poi c'è la follia dell'Occidente che negli anni ha continuato ad avanzare verso i confini di Mosca".

Si può essere 'né con Putin, né con la Nato, quindi, posizione che sembra attirare molte critiche? "Sono molto esitante su una formula simile. Sembra un modo di lavarsi le mani. Putin va condannato in maniera forte e chiara. Ma vanno condannate anche la politica 'stuzzicante' dell'Occidente e la mancata capacità politica dell'Unione Europea negli anni successivi al crollo dell'URSS. La Russia, in fondo, è Europa. Caduto il muro avremmo dovuto fare di tutto per integrarla nell'Unione".

Crede che papa Francesco andrà a Kiev? Cosa significherebbe il suo gesto? "Sono convinto che fin dall'inizio di questa guerra si sarebbe dovuta impiegare la leva della religione. Ucraini e russi sono popoli molto religiosi, oltre che fratelli fra loro. Il cristianesimo in Russia è entrato da Kiev, città santa. Avevo suggerito che una delegazione di 25 vescovi visitasse l'Ucraina sotto le bombe con un messaggio chiaro: 'Non ce ne andiamo di qui fino a quando questa guerra non finisce'. Tanto più sarebbe decisiva una visita del Papa. Anche il presidente Zelensky l'ha invitato. Il problema sono i cattivi rapporti con il patriarca di Mosca (che, di fatto, ha appoggiato la guerra di Putin, ndr)".

L'ipotesi resta comunque sul tavolo, non trova? "Sì. La visita del pontefice a Kiev, con tappa nella basilica di Santa Sofia, sarebbe un segnale portentoso e un atto di grande coraggio. Forzerebbe russi e ucraini a sedersi al tavolo. Un tavolo vero, però, con la presenza anche della Comunità internazionale e un ruolo serio dell'Onu. Una mediazione che verifichi anche il rispetto degli eventuali accordi presi".

All'inizio del conflitto ha detto che la voce dei pacifisti italiani, sulla guerra in Ucraina, è stata flebile. E' ancora di quest'avviso? "Finalmente un po' di persone sono scese in piazza. Ma ci vuole più coordinamento nelle iniziative. Stiamo organizzando la marcia Perugia-Assisi per la fine di aprile, ma dobbiamo farci sentire di più. Dobbiamo seguire l'esempio di papa Francesco. Un profeta. L'unico politico serio che abbiamo. Il pontefice ci indica la direzione da prendere se vogliamo salvare l'umanità che in questo momento sta ballando sul baratro della guerra nucleare e su quello della crisi climatica".

Secondo lei questa guerra in Ucraina sta rendendo le persone più bellicose? "La febbre da guerra sta crescendo in maniera spaventosa. La violenza porta solo violenza. Invece ci vuole una seria educazione alla pace. Stiamo tornando indietro come i gamberi rispetto ai piccoli passi fatti dopo la Seconda guerra mondiale. Si veda, per esempio, la scelta della Germania - la nazione prostata dal nazismo - di stanziare 100 miliardi per l'esercito. Credo che questo conflitto in Ucraina avrà grosse ripercussioni su noi europei. La 'febbre della guerra' è quella che vogliono i mercanti di morte".