Kirill: chi è il patriarca della Chiesa ortodossa russa che non condanna la guerra

Nel mirino anche di esponenti della sua comunità per il silenzio sull'invasione. Il suo passato, i rapporti con Putin e papa Francesco, il giudizio sullo scisma ucraino del 2018

Kirill, patriarca di Mosca e di tutte le Russie, è finito nel mirino per il suo silenzio a fronte dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Tanto che negli ultimi giorni si sono moltiplicate anche all'interno della stessa chiesa ortodossa russa, della quale il primate è il primo punto di riferimento, le iniziative di critica aperta all'azione militare. Dietro le quali si cela un tentativo di convincerlo a muoversi in prima persona - con una dichiarazione o un gesto simbolico - per cercare di "bloccare" Vladimir Putin. Kirill, al momento, resta in silenzio. Nessuna parola esplicita contro l'attacco. La sua ultima dichiarazione, rilasciata in occasione di un incontro con il nunzio apostolico presso la Federazione Russa, monsignor Giovanni D'Aniello, è all'insegna della "prudenza" assoluta. "Stiamo cercando di assumere una posizione di mantenimento della pace, anche di fronte ai conflitti esistenti", ha affermato Kirill. Una frase "matrioska", dove si può trovare tutto e niente.

Chi è Kirill

Kirill nasce come Vladimir Mikhailovich Gundyaev il 20 novembre 1946 nell'allora Leningrado, il nome sovietico dell'attuale San Pietroburgo. Prese il nome di Kirill nel 1969, mentre si trovava in seminario. Nel 1970 si laureò all'accademia di Teologia di Leningrado. Nel 1971 fu scelto come rappresentante della chiesa ortodossa russa al concilio delle chiese mondiali di Ginevra. Qui rimase per tre anni. Nel 1974 il ritorno all'accademia di Teologia, della quale fu nominato rettore, posizione conservata fino al 1984, quando - si dice - fu costretto a dimettersi perché critico sull'intervento armato sovietico in Afghanistan. 

Nel 1988 divenne arcivescovo di Smolensk e Kaliningrad, provincia della quale fu "promosso" metropolita nel 1991. Nel 2009 l'elezione a patriarca, il primo dopo la caduta dell'Unione sovietica. Dal predecessore Aleksey secondo, che regnò dal 1990 al 2008, ereditò una chiesa cresciuta enormemente dopo la fine dell'ateismo di Stato in Russia e nell'allora Unione delle Repubbliche socialiste. Kirill divenne subito una figura molto popolare fra i fedeli. Per oltre un decennio ha condotto un programma in televisione, in cui illustrava tematiche religiose. Ha la reputazione di essere un modernizzatore, esponente dell'ala riformista. Dopo essere stato eletto patriarca, espresse il desiderio di aumentare il dialogo per allentare la tensione fra la chiesa russa ortodossa e la chiesa cattolica romana. Un'intenzione concretizzatasi nel 2016, quando a Cuba incontrò Papa Francesco. Fu, quello, il primo faccia a faccia di sempre fra i numeri uno della chiesa russa ortodossa e la chiesa cattolica romana. 

Ma qual è il giudizio della popolazione russa su Kirill? Accantonando gli aspetti religiosi, a giudicare da un sondaggio commissionato nel 2018 della fondazione "Obscestennoe" (Opinione pubblica) sull’autorevolezza o meno di varie persone importanti della Federazione Russa sembra che il primate sconti un'importante difetto di carisma. Solo l’1% dei russi, in quell'occasione, aveva fatto il nome del patriarca Kirill.

Kirill e Putin

Il patriarca Kirill e Vladimir Putin
Il patriarca Kirill e Vladimir Putin

Il legame fra Kirill e Putin è sempre stato profondo. La chiesa ortodossa russa, del resto, è una chiesa di Stato, di ispirazione costantiniana. E, secondo qualche analista, fra le idee portanti della teologia di Kirill ci sarebbe, nel quadro di una "sinfonia Stato-Chiesa", la sovrapposizione fra le regioni del vecchio Impero sovietico e il "territorio canonico della Chiesa ortodossa russa". Difficile, quindi, che arrivi una sua posizione esplicita contro la guerra. Negli anni la sua posizione sulla questione ucraina è stata sfumata, quasi ondivaga. Nessuna critica aperta, ma qualche piccolo gesto significativo. In primis la rinuncia ad assistere alla cerimonia di annessione della Crimea, celebrata al Cremlino nel 2014, dopo il blitz dello Zar nella penisola. Allo stesso tempo va ricordato un suo discorso del giugno 2014 in Siberia, alla commemorazione dell'inizio della guerra fra tedeschi e sovietici, in cui il patriarca si appellò ai fedeli perché manifestassero "eroismo e disponibilità a sacrificarsi". Parole viste come un sostegno al disegno dello Zar.

Più in generale, anche se dal mondo cristiano non sono mai mancate le osservazioni mosse al suo rapporto con il presidente russo, giudicato troppo stretto, apprezzamenti sono giunti per alcune sue iniziative "diplomatiche", come il viaggio in Polonia del 2009, appena eletto patriarca.

Il distacco della Chiesa autocefala ucraina

Nel 2018 Kirill dovette assistere a uno scisma interno, verificatosi proprio in Ucraina. Fu nominata una nuova chiesa nazionale, la cosiddetta Chiesa autocefala ucraina, indipendente dalla "casa madre" russa. Scintilla scatenante di questo distacco fu proprio l'annessione della Crimea alla Russia. Il patriarca, naturalmente, non la prese affatto bene. Tanto da chidere ai leader politici e religiosi del mondo di difendere i credenti e il clero russo da quella che non esitò a definire "persecuzione". In Ucraina una parte della comunità è comunque rimasta fedele a Mosca e si identifica nella Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca.

Le posizioni sull'omosessualità 

Kirill riformista? In politica, forse. Ben più conservatrici risuonano alcune sue parole sui temi etici. In particolare, parlando delle nozze gay, in un'intervista - a proposito dell'approvazione di alcune leggi sul tema - sostenne che "per la prima volta nella storia la legislazione va contro la natura morale degli esseri umani". E precisò addirittura che, pur non essendo la stessa cosa, il via libera a matrimoni fra persone dello stesso sesso era paragonabile "all’apartheid in Sudafrica o alle leggi naziste".