Corte suprema Usa: da chi è composta e quali sono i suoi poteri

Libertà di girare armati senza restrizioni e abolizione del diritto all'aborto: due sentenze storiche, e politiche, in due giorni

La Corte suprema degli Stai Uniti d'America

La Corte suprema degli Stai Uniti d'America

Ieri il riconoscimento del diritto a girare armati "senza bisogno di provarne la necessità", abolendo le restrizioni poste da alcuni Stati tra cui quello di New York e la California, oggi l'abolizione del diritto all'aborto.

Due sentenze storiche, in cui il profilo strettamente giuridico è schiacciato dall'enorme peso politico, quelle pronunciate nelle ultime 24 ore dalla Corte suprema degli Stati Uniti d'America. Fondata nel 1789, si tratta della più alta carica della magistratura statunitense, con ampia giurisdizione federale. In particolare, le spetta la judicial review, la revisione giudiziaria, ovvero il controllo di legittimità costituzionale. Un potere e le conferisce l'autorità persino di annullare gli ordini esecutivi presidenziali, in caso di violazione della Costituzione o della legge ordinaria federale. E' su queste basi giuridiche che, interpellata, la Corte suprema si è espressa in maniera vincolante su due argomenti così delicati. Questioni che scuotono le coscienze soprattutto in Europa, dove l'aborto è un diritto acquisito e, soprattutto, dove c'è una concezione dell'utilizzo delle armi totalmente diverso rispetto all'altra parte dell'Atlantico. 

Questioni politico-ideologiche nel senso più alto e pieno del termine, non cavilli giuridici. Eppure, sulla base della judicial review, un organismo di nove persone si trova a dettare legge in un Paese democratico di 330 milioni di abitanti, con 50 Stati e altrettanti governatori, oltre ovviamente a un presidente e un Parlamento federale. Nove sono infatti i membri della Corte suprema degli Stati Uniti d'America, un numero stabilito nel 1869 e da allora mai più cambiato. I giudici, che salvo scandali o gravi problemi di salute restano in carica sine die, sono di nomina politica: il presidente li propone e il Senato, generalmente dalla parte presidenziale, li conferma. La composizione dell'organismo è dunque a tutti gli effetti politica, a differenza della Corte costituzionale italiana dove i 15 giudici sono nominati per un terzo dal Presidente della Repubblica (figura super partes, a differenza che negli Usa dove il presidente equivale al nostro premier), per un terzo dal Parlamento in seduta comune e per un terzo dalla Magistratura. 

Un giudice della Corte suprema ha dunque un orientamento politico ben preciso, a seconda che sia nominato da un presidente repubblicano e democratico. Non è infatti un caso che sia la votazione sulle armi sia quella sull’aborto siano finite 6-3, con i giudici di nomina repubblicana tutti schierati da una parte e i democratici dall'altra: una clamorosa doppia coincidenza oppure, qui come in altri casi del passato, la lettura politica della prevale sull’interpretazione giuridica?

Il fatto che non ci sia una durata di mandato rende 'casuale' la composizione della Corte, che in certi periodi può essere a maggioranza repubblicana e in altri a maggioranza democratica. Oggi i rapporti di forza sono 6-3 per il Gop, grazie in particolare alle tre nomine che Donald Trump si è trovato a fare durante il suo unico mandato presidenziale, tra il 2017 e il 2020.