IL CYBERAVVOCATO NUOVA FRONTIERA DELLE PROFESSIONI

cyberavvocato

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LA NUOVA frontiera delle professioni future è il cyberavvocato. Un’evoluzione fondata sulla simbiosi tra intelligenza umana e intelligenza artificiale, che dà vita a una figura ibrida che si fonda su due elementi potenzialmente sinergici. Dal cyberuomo, approdo descritto in molte elaborazioni, ricerche e studi, al cyberprofessionista il passaggio è naturale. Nello specifico, nell’attività legale si sono fatti passi da gigante in questo senso verso l’era dell’intelligenza ibrida e la figura del cyberavvocato. Secondo un’indagine europea di pochi anni fa svolta tra gli addetti ai lavori, per il 77% degli intervistati la tecnologia per il momento (di allora) non avrebbe sostituito gli avvocati mentre per il 52% ciò sarebbe avvenuto nei successivi cinque anni.

In realtà, lo scenario che abbiamo di fronte è una sintesi dei due sentimenti espressi nella ricerca: è impensabile la sostituzione della professione dell’avvocato, anche in uno degli scenari più futuribili, mentre è in atto una trasformazione, che riguarda in generale tutti il mondo delle professioni, verso una nuova figura ibrida: il cyberavvocato. Tale figura è ineludibile di fronte ai grandi processi di trasformazione in atto nel mondo del lavoro indotti dal progresso tecnologico. Cambiamenti caratterizzati da un dato comune: la velocità. Tutti aspetti dalle profonde implicazioni legali e di rischio, gestibili sempre più con l’intelligenza ibrida del cyberavvocato. I vantaggi della tecnologia applicata alla professione forense sono evidenti: permette di automatizzare il lavoro di routine, aumenta la qualità, gestisce il carico del lavoro, migliora la gestione del rischio, riduce i costi e i tempi, si riducono gli errori umani, si liberano risorse interne. Ma idee nuove e approcci inediti nascono dall’attività immaginativa e creativa degli esseri umani.

"L’attività del nuovo avvocato dell’era digitale per noi è già una realtà concreta – spiega Carlo Gagliardi (nella foto), managing partner Deloitte Legal – Abbiamo in essere molteplici attività professionali che possiamo ricondurre alla figura del cyberavvocato; anche la soluzione innovativa che abbiamo chiamato LMC (Legal Management Consulting), rivolta agli uffici legali delle grandi aziende, che si basa su questo assunto: un’attività complementare di consulenza che viene svolta in simbiosi tra la macchina e l’uomo. La tecnologia non è centrale ma complementare. L’utilizzo dell’IA, l’automazione robotica dei processi o l’analisi dei dati è importante per gestire la velocità e la complessità del cambiamento in atto, ma deve essere considerata insieme alle persone che li utilizzeranno, ai processi che eseguono, alle informazioni che generano: la fase centrale della decisione più giusta appartiene sempre all’intelligenza umana".

All’intelligenza artificiale viene demandata la gestione delle attività di routine, l’automazione di una serie di attività ripetitive, le attività di revisione dei documenti. "Queste attività di base saranno in gran parte automatizzate e rese più efficienti – prosegue Gagliardi – Ma l’intelligenza artificiale interviene anche in una dimensione più complessa: l’analisi di una enorme quantità di dati (Big data) possibile solo con l’utilizzo della tecnologia. Un’attività di affiancamento all’avvocato che permette di rilevare le informazioni più importanti per un determinato caso oppure analizzare una quantità molto elevata di carte in un contenzioso e di prevedere e anticipare problemi legali imminenti con l’analisi predittiva, ossia la capacità di analizzare informazioni complesse per prefigurare gli scenari del futuro, ed aiuta a ridurre notevolmente l’errore umano".

Un aiuto di indubbio valore. L’intelligenza umana, per contro, svincolata dalla necessità di gestire la quotidianità e la routine oltre un carico di lavoro sempre molto oneroso di un avvocato, si concentra prevalentemente sulle attività strategiche, decisionali e ad alto valore aggiunto con un impatto significativo anche nella dimensione privata. "Migliora, infatti, l’equilibrio tra lavoro e vita privata – conclude Gagliardi – riduce la frustrazione che deriva dall’esecuzione di compiti e attività ripetitive, permettendo all’avvocato di concentrarsi sulla dimensione più strategia dell’attività, con il supporto di analisi elaborate di grande rilevanza professionale".