Visottica: shopping, innovazione e vista lunga sull’Asia

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ESISTONO AZIENDE che, a maggior ragione in tempi in cui la congiuntura economica non sorride, tendono ad adottare un approccio conservativo, arroccandosi su posizioni il più possibile sicure. Ma ne esistono anche altre pronte, al contrario, a fare degli anni più difficili il trampolino da cui lanciarsi verso un futuro più roseo. Di questa seconda cerchia, nella quale il Paese intero ripone ora non poche speranze, fa parte Visottica Comotec, il gruppo trevigiano leader nella produzione di componenti per l’occhialeria che, guidato da Rinaldo Montalban, ha appena proceduto ad espandere i propri orizzonti, già da tempo rivolti all’Asia Orientale, con una nuova importante acquisizione.

La notizia fresca è che, pur essendo un polo internazionale, ora avete fatto spesa a Belluno.

"Noi siamo di casa a Susegana, nella patria del prosecco, e quindi non deve certo stupire il fatto che teniamo gli occhi sempre aperti sul Triveneto. Scherzi a parte, parliamo di un’operazione di grande rilievo, che ci ha permesso, a dicembre, di acquisire la Eurodecori in località Quero Vas, nel Bellunese, ampliando il nostro business grazie all’apporto di un polo di esperienza ultratrentennale, specializzato nella produzione e nella lavorazione di minuterie in zama, una speciale lega di zinco".

A beneficio dei profani, per che cosa si usa precisamente la zama nel vostro settore?

"È un materiale molto leggero, utile soprattutto, se si parla di occhiali, per la realizzazione di guarnizioni e per l’apposizione dei classici marchi sulle aste. Ma Eurodecori, della quale abbiamo già rilevato il 50% riservandoci un’opzione per l’intero pacchetto delle quote azionarie, lavora anche molto per il mondo della moda, con linee di fibbie, borchie e bottoni. Il senso, quindi, è fare un altro passo in direzione di una politica di acquisizioni strategiche volte a rafforzare il ruolo di Visottica Comotec come punto di riferimento, in assoluto, del comparto micromeccanico".

Quindi, in parole povere, di continuare ad andare oltre il vostro storico core-business.

"Esattamente, perché è vero che già produciamo oltre un miliardo di pezzi, con un fatturato che, visti i margini di guadagno molto bassi, balla intorno ai 70 milioni di euro, ma l’idea che ci anima da ormai diverso tempo è quella di diversificare ed espanderci verso realtà sempre nuove, come appunto la moda, la bigiotteria e l’oggettistica. Grazie, da un lato, a nuove partnership con soggetti ad alto contenuto di know-how tecnico specifico, come appunto Eurodecori o la Ookii di Feltre, e, dall’altro, a un continuo sforzo di innovazione tecnologica".

Si riferisce al digitale? Perché ormai pare che innovare significhi solo quello.

"Mi riferisco anche al 4.0, che ci serve in particolare nella prima fase di realizzazione dei nostri macchinari, che tendiamo a fare principalmente in Italia, sfruttando le competenze che qui non mancano, e ad assemblare, in fase finale, nelle nostre filiali estere. Ma penso anche, spesso qualcuno se lo dimentica, ai nostri 50 brevetti attivi, che sforniamo al ritmo di 6 ogni anno".

Ha parlato di filiali estere. In quali Paesi siete più forti?

"Il primo ufficio ad Hong Kong, parlando di un’azienda che, nata nel lontano 1947 da un’idea di un ex pilota militare come mio padre, era comunque attiva in Italia da lungo tempo, lo abbiamo aperto nel 1993, nella Mecca riconosciuta del mondo degli occhiali. Poi, nel 2003, è arrivato il primo stabilimento nella regione cinese del Guangdong, da 250 dipendenti, seguito, nel 2017, da nuovi impianti da un migliaio di operai, sempre guidati dalla nostra costola storica di Hong Kong. Del resto, benché finché dagli anni ‘80 vendessimo in Cile e a Cuba e nonostante ancora oggi operiamo negli Stati Uniti, i numeri veri, fuori dall’Europa, si fanno in Cina, Giappone e Corea".

E sui numeri dell’ultimo incredibile anno, che cosa ci può dire?

"L’esercizio appena chiuso è stato ovviamente difficile e abbiamo perso per strada il 20% del fatturato, ma posso dire che le prospettive future sembrano buone, se è vero che nei primi 4 mesi del 2021 viaggiamo a ritmi del 10% superiori a quelli del 2019".