ALLARME RINCARI PER LE MATERIE PRIME "COSÌ SI METTE A RISCHIO LA RIPRESA"

Migration

NON SI SPEGNE la fiammata dei rincari delle materie prime. Si tratta di una pesante ipoteca sulle prospettive di ripresa economica segnalata da Confartigianato in una rilevazione dell’Ufficio studi: ad aprile gli aumenti dei prezzi delle commodities non energetiche sono stati del 33,4% rispetto al 2020, con un’accelerazione dei rincari che a marzo di quest’anno si attestavano al +24% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. E a maggio i timori delle piccole imprese per l’escalation dei costi di acquisto delle materie prime salgono al massimo, superando i precedenti picchi del 2011 e del 2008.

Un’impennata che può provocare un effetto dirompente sui costi sopportati dalle piccole imprese manifatturiere italiane per l’acquisto di beni necessari alla produzione: tradotto in denaro, Confartigianato stima un impatto potenziale di 19,2 miliardi di euro in più in un anno a carico di 621.000 artigiani e piccole aziende. Nel dettaglio, l’aumento dei prezzi delle materie prime sta colpendo il comparto delle costruzioni e i settori manifatturieri di metallurgia, legno, gomma e materie plastiche, mobili, autoveicoli, prodotti in metallo e apparecchiature elettriche. In questi settori operano 621.000 piccole imprese con 1.893.000 addetti, con una elevata presenza dell’artigianato, pari a 435.000 imprese che danno lavoro a 1.047.000 addetti. Secondo Confartigianato i rincari maggiori si registrano per i metalli di base con +65,7% tra marzo 2020 e marzo 2021. Particolari tensioni per minerale di ferro con rincari annui del +88,1%, seguito da stagno (+77%), rame (+73,4%) e cobalto (+68,4%). E ancora zinco (+46,7%), nickel (+38,5%), alluminio (+36,%), molibdeno (+32,4%). Allarme anche sul fronte delle materie prime energetiche, i cui prezzi a marzo 2021 aumentano addirittura del 93,6% su base annua. La fiammata dei prezzi sta mettendo a dura prova gli artigiani e i piccoli imprenditori costretti a comprimere i margini di guadagno o addirittura a rinunciare a lavorare. I continui rincari nel periodo tra l’acquisizione delle commesse e la consegna del prodotto finito erodono il margine di profitto dell’imprenditore fino addirittura ad annullarlo o, nel peggiore dei casi, costringendolo a lavorare in perdita.

Tra i settori più penalizzati, quello delle costruzioni che rischia di non cogliere le opportunità di rilancio stimolate dal superbonus 110%. Confartigianato ha chiesto l’intervento immediato del governo. In una lettera inviata nei giorni scorsi al Ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti (a sinistra), il presidente della Confederazione Marco Granelli ha sollecitato "forte attenzione al fenomeno e la messa in campo degli strumenti che possano rimettere in equilibrio domanda e offerta, nel rispetto della concorrenza e delle norme che ne regolano le restrizioni". Non basta. "Serve un’iniziativa rapida. Le nostre imprese – sottolinea il presidente di Confartigianato – stanno vivendo una situazione grave e paradossale. Proprio mentre cercano di riagganciare la ripresa, devono fare i conti con materie prime carissime e introvabili, forniture negate dai grossisti, esaurimento delle scorte, tempi di consegna lunghissimi".

Claudia Marin