Vaccino Covid 5-11 anni: "Con i bambini immunità di gregge, ma ora tocca agli indecisi"

Gianni Caso, tra i fondatori della Pediatria di gruppo, ricorda che il rischio di reazioni avverse, miocardite compresa, è bassissimo a fronte dei rischi legati al Covid, che dall'inizio della pandemia in Italia ha stroncato 36 bambini

Immunità di gregge in Italia: quanto manca e come raggiungerla

Immunità di gregge in Italia: quanto manca e come raggiungerla

Dopo il via libera alla vaccinazione anti Covid dei bambini tra i 5 e gli 11 anni negli Stati Uniti, in Italia si guarda già alla scadenza di metà dicembre, quando è previsto l'avvio della campagna di immunizzazione per gli under 12. Manca ancora l'ok dell'Ema, l'autorità che controlla i farmaci in Europa, e in Italia dell'Aifa, per far partire l'"ultimo miglio" della campagna di immunizzazione. Secondo il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, per avere l'immunità di gregge bisognerà vaccinare almeno la metà dei bambini, circa 1,5 milioni. E se c'è chi, come il microbiologo Andrea Crisanti frena: "Con gli under 12 serve un eccesso di prudenza, aspettiamo dati più estesi" dall'altro lato il presidente della Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps), Giuseppe Di Mauro invita a non attendere oltre "altrimenti non ne usciamo. Il 20% dei contagiati è al di sotto degli 11 anni". Dall'avvio della campagna vaccinale l'asticella dell'immunità di gregge è stata spostata sempre più avanti, dal 70-75% di copertura inizialmente ritenuto necessario si è passati all'attuale 85-90%, con la necessaria copertura anche dei più piccoli, pure se meno vulnerabili.

Decessi Covid bambini/ragazzi da inizio pandemia in Italia
Decessi Covid bambini/ragazzi da inizio pandemia in Italia

Dott. Caso perché il Ministero e autorevoli esperti ritengono "strategico" vaccinare gli under 12? "In  Italia ci sono più di 10 milioni di individui sotto i 18 anni, circa il 18% della popolazione. La percentuale di soggetti vaccinati necessaria per raggiungere l’immunità di gregge si è notevolmente innalzata con l’avvento della variante Alfa e poi Delta; si stima debba essere intorno all’85-90% della popolazione. Attualmente sono vaccinati con due dosi 42 milioni di persone. Aggiungendo quelli vaccinati con una dose arriviamo a circa 47 milioni, pari al 77% della popolazione. I no vax, ovvero quanti sono resistenti o contrari a vaccinarsi, nel Nord Est dell’Italia sono il 18% della popolazione, mentre nelle altre regioni arriviamo intorno al 10-12%. Attualmente circa il 67% dei ragazzi tra 12 e 19 anni sono vaccinati. Presumibilmentre l’adesione vaccinale degli under 12 anni sarà pari o inferiore al 60%, quindi circa 6 milioni di bambini quindi potrebbero essere vaccinati. Sommando questi 6 milioni ai 47 milioni attuali si arriverebbe a circa 53 milioni di abitanti, pari a circa l’88% della popolazione complessiva".

Gianni Caso pediatra
Gianni Caso pediatra

Il commissario per l'emergenza Figliuolo ha annunciato l'avvio della campagna entro Natale. Come vede la vaccinazione della fascia under 12?  Sia Pfizer che Moderna hanno portato a termine la sperimentazione in fase 3 rispettivamente per oltre 2.000 e oltre 4.000 bambini (nel caso di Moderna anche al di sotto dei 5 anni), con esiti positivi sia in termini di efficacia che di sicurezza. I dati sono stati presentati e validati presso FDA e quasi certamente a breve presso EMA, condizione quest'ultima necessaria perchè AIFA e poi Ministero della salute procedano a promuovere la vaccinazione negli under 12. I dati riguardano un numero relativamente piccolo di bambini (come del resto a suo tempo avvenuto per gli adulti e poi gli adolescenti), ma non vi è motivo per pensare che la fase 4, quella della commercializzazione, dia risultati diversi da quelli delle altre categorie di età. Il bilancio costi/benefici del vaccino anti Covid rimane favorevole anche negli under 12, anche se non in modo così evidente come per l'adulto, visto l'andamento relativamente benigno del Covid nei bambini. La motivazione principale per altro della vaccinazione proposta ai bambini è sociale, cioè contribuire in modo decisivo a raggiungere l'immunità di gregge, cioè quel livello di almeno il 90% della popolazione generale vaccinata necessario sia per limitare decisamente la circolazione del virus (e di conseguenza anche del rischio di insorgenza di varianti più aggressive e/o contagiose), sia per proteggere coloro, adulti e bambini, che non possono essere vaccinati per motivi di salute". Ritiene che vaccinare i bambini sia la scelta giusta di fronte all'incremento di contagi a cui stiamo assistendo in questi giorni? "E' una delle scelte giuste. E' vero che in Italia la situazione è più sotto controllo che in altri paesi, ma è altrettanto vero che la libera circolazione delle persone, in area Shengen ma anche verso aree non Shengen dove il grado di copertura vaccinale Covid è molto basso, può comunque far breccia e tornare a diffondere il virus in un Paese come il nostro in cui comunque la copertura vaccinale è lontana dal garantire l'immunità di gregge".

Il presidente dell'Istituto superiore di sanità e portavoce del Cts Silvio Brusaferro, la presidente della Società italiana pediatria Annamaria Staiano e autorevoli esperti legano l'aumento dei contagi alla maggiore circolazione del virus tra i bambini. E' davvero questo a causare il recente aumento dei casi e dell'indice Rt? "Una vera immunità di gregge si ottiene non solo mediante un'alta percentuale complessiva di vaccinati, ma anche grazie ad una distribuzione dei vaccinati uniforme nelle varie categorie di età della popolazione. In altre parole, se la percentuale di vaccinati in una certa fascia di età è molto bassa, quella fascia di età continerà a fare da serbatoio del virus, contribuendo a mantenerne la circolazione anche in altre fasce di età, ed anche, sia pure in misura molto minore e con conseguenze molto ridotte, nei vaccinati. Si tratta però di uno dei fattori, ma non l'unico. Altri fattori non secondari sono il fatto che molti adulti ancora non siano vaccinati, il fatto che il virus venga costantemente 'reintrodotto' in Italia da parte di persone provenienti da paesi in cui la copertura vaccinale è scarsa, e anche il fatto che chi è vaccinato può comunque, anche se con probabilità minore e con conseguenze molto più blande, contrarre il virus e, sia pure in misura minore, trasmetterlo ad altri".

Pfizer ha annunciato di aver modificato il vaccino in modo da non procurare miocarditi nei bambini (inserendo uno stabilizzante). Ma siamo così sicuri che nei bambini i benefici siano maggiori dei rischi, come avviene per gli adulti? "Sia Moderna che Pfizer hanno soprattutto condotto gli studi in fase 3 con dosi del vaccino pari a circa un terzo di quello dell'adulto, generando peraltro una buona risposta immunitaria. Pfizer ha sostituito un componente del vacino originario (tampone fosfato) con una sostanza (Trometamina) che è da sempre contenuta nel Moderna. Il bilancio costi/benefici rimane favorevole al vaccino, in quanto il rischio di effetti indesiderati, miocardite compresa, rimane bassissimo, e comunque inferiore ai rischi da Covid. Questi ultimi sono sì bassi nei bambini, almeno per quanto sappiamo attualmente, ma non indifferenti, e comunque non sappiamo ancora tutto riguardo gli effetti a lungo termine del virus, indipendentemente dall'età dei soggetti colpiti e dalla gravità del quadro iniziale. Inoltre, quanto più il virus rimane libero di circolare tanto maggiore è il rischio che si sviluppino varianti che potrebbero, oltre che vanificare l'efficacia del vaccino,  diventare più aggressive anche nei bambini. Questo però è un problema la cui soluzione necessariamente passa attraverso una 'vaccinazione universale', da cui attualmente siamo ben lontani. A proposito delle miocarditi, si tratta comunque di situazioni ad esito benigno, e che non hanno mai portato a conseguenze permanenti nè tanto meno a decessi".

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Lei è stato in prima linea durante la prima ondata che tutti ricorderemo per le immagini dei carri militari che portano via le bare da Bergamo. Che ricordo ha di quei giorni? Qualcuno dei suoi piccoli pazienti ha preso il Covid? "Quel periodo è indimenticabile, per me e per tutti, non tanto per le conseguenze nei bambini, generalmente lievi (con qualche eccezione, come quella condizione determinata dal Covid che inizialmente sembrava la sindrome di Kawasaki ma che poi è stata meglio definita come Sindrome Infiammatoria Musltisistemica, ma senza comunque alcun decesso), quanto indirettamente per l'angoscia, lo scoramento, il dolore, il disorientamento dei genitori, preoccupati sì per i loro bambini ma soprattutto per i loro cari anziani, molti dei quali abbandonati al loro destino. Tre genitori di bambini miei assistiti sono deceduti e altri si sono ammalati gravemente. Mi sono trovato spesso, telefonicamente o fisicamente, ad assistere amici e parenti dei miei assistiti, in condizioni critiche, ma questo ha contribuito a farmi sentire comunque utile e attivo. Forse proprio per questo meno stressato della mia famiglia, costretta come tutti in casa e separata da me per quasi due mesi".

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C'è qualche genitore no vax con cui ha dovuto confrontarsi? "Non ho avuto casi di genitori dichiaratamente no vax. Ho avuto modo di confrontarmi, questo sì, con genitori dubbiosi sull'opportunità di vaccinarsi o preoccupati dai possibili effetti indesiderati del vaccino. Un confronto  tra persone con ruoli, mentalità e vissuti diversi, che a mio avviso meritano rispetto e accoglienza. E meritano un atteggiamento e delle risposte da parte del medico, oltre che rispettosi, professionali e basati sulle evidenze al momento disponibili. Non dimentichiamo che abbiamo a che fare con un virus e con situazioni del tutto nuove, a proposito delle quali abbiamo accumulato molte conoscenze e diverse evidenze, ma su cui rimangono ancora diverse incognite".

Come vede la lotta al Covid oggi? "La vedo decisamente meglio che un anno fa, e sicuramente in gran parte per merito della vaccinazione, ma anche per la disponibilità di nuovi farmaci efficaci nella terapia del Covid e per il senso di reponsabilità di molti nel mantenere precauzioni minime ma efficaci di protezione individuale. La battaglia è però ancora lunga, e ben lontana dall'essere vinta, almeno fino a che non avremo davvero vaccinato tutta la popolazione mondiale (nei paesi africani la percentuale dei vaccinati non supera il 5%). Non dimentichiamoci inoltre dei costi sociali del Covid e dei costi sanitari dei ricoveri in terapia intensiva: si tratta di argomenti non secondari che dovrebbero per se stessi indurre tutti quanti a fare il possibile per combattere il virus".