Dai no Vax ai centri sociali passando per CasaPound: il popolo dei No Green pass

Ma contro la certificazione obbligatoria ci sono anche medici e infermieri scettici sul vaccino e tanti spaventati

La manifestazione a Milano

La manifestazione a Milano

Milano - E' stato il giorno dei no Green pass. Dai tremila di Roma (dove ci sono stati disordini) a quelli di Milano, da Genova a Palermo, da Torino a Napoli, in migliaia sono scesi in piazza per dire no all'obbligo della certificazione verde per accedere a bar e ristoranti al chiuso, palestre e cinema, introdotto dal governo a partire dal 6 agosto. E no al vaccino anti Covid, che ritengono diventi quasi obbligatorio. La mobilitazione è stata lanciata sui social e sui canali Telegram al grido "basta dittatura sanitaria". E per rafforzare questo concetto, non sono stati risparmiati paragoni con il nazismo, in uno spericolato parallelismo tra gli ebrei e i non vaccinati, categorie entrambe - secondo i manifestanti - perseguitate. E allora, accanto a chi più discretamente rivendicava il diritto a decidere per sé e il proprio corpo, gridando "Libertà, libertà", c'era chi esibiva cartelli con riferimenti al codice di Norimberga, stilato dopo i processi ai gerarchi tedeschi della Seconda guerra mondiale. E chi - a Milano - ha paragonato il sistema del Green pass europeo a quello dell'apartheid in Sudafrica. 

Ma chi sono i no Green pass che sono scesi in piazza? Si tratta di una galassia composita, difficile classificarli solo come no vax, che pure ci sono. Di certo c'è che si tratta di un popolo che incita e promette disobbedienza, che si rifiuta di scaricare il certificato verde, che dice di battersi per la libertà. 

I sanitari contro il vaccino

C'è tutta una parte della comunità scientifica e del mondo della sanità che rifiuta il vaccino anti Covid e l'obbligo vaccinale perché si tratta di vaccini approvati in emergenza, di cui ancora non sono certe certe né l'efficacia né le conseguenze. Medici, infermieri e sanitari che hanno fatto ricorso al Tar contro l'obbligo di vaccinazione. Non si definiscono no Vax ma sono convinti che la strada per uscire da Covid non sia un vaccino sperimentale. A Brescia, per fare un esempio, oggi in piazza c'era anche Mariano De Mattia, infermiere simbolo del personale medico no vax della città tra le più colpite dalla pandemia. "Questo vaccino è solo una sperimentazione - ha detto - esistono sei cure diverse non prese in considerazione". 

Gli spaventati 

C'è poi una ricca fetta di persone che teme di più la possibilità degli effetti collaterali del vaccino che le conseguenze del Covid. Persone a cui le informazioni spesso contrastanti sulla sicurezza dei vari vaccini ha fatto venire il dubbio che sia meglio attendere ancora un po' prima di prenotare la prima dose. E sono spaventati anche i ristoratori, ma per ragioni economiche: "Non sono contro il vaccino, ma il Green pass è un danno per l'economia. In molti rischiamo di fallire", ha detto il proprietario di un locale che manifestava a Roma.

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I no Vax (e i no Covid, no mask...)

Sono i negazionisti che si nutrono di complotti, si informano sul web grazie al passaparola e alla condivisione di documenti e articoli che promettono di rivelare verità che nessuno dice. Ce l'hanno con la stampa mainstream, colpevole di essere serva del potere e delle case farmaceutiche. Per molti di loro il Covid non è così grave come dicono, è una truffa, un complorro appunto, un modo dei poteri forti per tenere sotto scacco milioni di persone nel mondo. Senza contare i no Vax duri e puri che rifiutano ai propri figli anche le vaccinazioni obbligatorie. "Big pharma" è il nemico numero uno. 

Gli estremisti

Alle manifestazioni di oggi, poi, hanno preso parte anche estremisti di destra e sinistra, che si mescolano nella causa comune di dire no al Green pass, ritenuti metodo di "controllo". Per esempio militanti di CasaPound e Forza Nuova, il cui leader romano, Giuliano Castellino, ha sottolineato di essere sceso in piazza anche se in teoria non avrebbe dovuto, visto che si trova sotto sorveglianza speciale. "Ma dovevo esserci". Proprio a Roma si sono vissuti attimi di tensione sfociati in disordini a piazza del Popolo con le forze dell'ordine intervenute anche con i mezzi blindati per disperdere i manifestanti che volevano partire in corteo verso via del Corso.  A Torino sono stati notati degli attivisti dei centri sociali arrivati alla chetichella, e su Telegram qualcuno ha detto di avere notato una bandiera anarchica a Firenze. Non sono mancate le contestazioni ai giornalisti. 

I partiti che dicono no al Green pass obbligatorio

Sebbene entrambi abbiano recentemente pubblicamente detto di aver fatto o che faranno il vaccino, sia Matteo Salvini della Lega sia Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia si sono espressi contro il Green pass obbligatorio, spostando quindi la polemica non sull'opportunità di fare il vaccino, ma sull'obbligatorietà. Secondo un'analisi di maggio dell'istituto Demos, tra gli elettori dei due partiti sono più numerosi, rispetto a quelli delle altre forze politiche, sia coloro che non intendono vaccinarsi (il 22% degli elettori leghisti e il 16% degli elettori di Fd'I), sia i contrari del tutto all'obbligo vaccinale (il 20% degli elettori del Carroccio e il 23% di chi voterebbe Fd'I).

La contrarietà dei leader di questi due partiti verso forme anche estremamente "lievi" di obbligo vaccinale (come appunto il Green pass) si spiega così: non tanto con la necessità di attrarre l'elettorato No Vax" bensì con il timore di perdere una quota di elettori scettici rispetto sia al vaccino sia all'obbligo vaccinale.

Il sindacato

Il Green pass obbligatorio è riuscito nell'impresa di creare una convergenza tra partiti di centrodestra e sindacati. Dopo la proposta di Confindustria di rendere obbligatorio il Green pass per i dipendenti delle aziende associate (e chi non ce l'ha può essere spostato o sospeso), è arrivata la reazione contraria dei sindacati. Uno su tutti, Maurizio Landini, segretario della Cigl: "Spero che sia il caldo". "E' una forzatura, in questo anno di pandemia i lavoratori sono sempre andati in fabbrica in sicurezza. Rispettando i protocolli e le norme di distanziamento. Non sono le aziende che devono stabilire chi entra e chi esce".