Garattini: "Morire dopo il vaccino non significa morire per il vaccino"

Il farmacologo parla in tv: è inevitabile il picco verso fine marzo, arriveremo a 40mila contagi al giorno

Silvio Garattini

Silvio Garattini

Milano - "In questo periodo in Italia muoiono 2mila persone al giorno. E' molto probabile che qualche persona muoia vicino al periodo in cui è stata vaccinata. Uno può essere vaccinato e dopo tre, quattro, cinque o dieci giorni morire, ma sarebbe morto in ogni caso". Insomma, morire dopo un vaccino non significa morire per il vaccino. Lo ha precisato Silvio Garattini, fondatore e presidente dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs di Milano, intervenuto ad Agorà su Rai3 in merito alla morte sospetta di due persone in Sicilia e il blocco del lotto ABV2856 da parte di Aifa. Secondo lo scienziato, anche se "è giusta una grande attenzione ed è giusto voler essere sicuri di limitare ogni eventuale danno", è improbabile un legame causa-effetto fra le somministrazioni del vaccino anti-Covid di AstraZeneca e gli eventi avversi segnalati in queste ore. 

"Limitare l'impiego di un lotto" dal quale provengono dosi vaccinali in seguito alla cui somministrazione si sono verificati effetti gravi "è dettato da cauzione - precisa lo scienziato, concordando con quanto deciso dall'Agenzia italiana del farmaco Aifa - E' qualcosa che bisogna fare quando c'è un pericolo potenziale, quindi è logico che si faccia. Ci sarà una commissione che deciderà se i problemi evidenziati sono o non sono in relazione con il vaccino. E non c'è dubbio che avremo tanti di quegli episodi - avverte il farmacologo - perché il vaccino è concepito per impedire la crescita del virus" Sars-CoV-2, "ma non ha azione su altri tipi di patologia. Le patologie" extra-Covid "che normalmente si sviluppano continueranno a farlo".

Il vaccino anti-Covid di "AstraZeneca - ricorda Garattini - "è stato all'inizio consigliato sotto ai 55 anni, poi si è deciso di estenderlo anche ai più anziani, ma senza spiegare il perché, senza dire che nel frattempo erano usciti altri dati scientifici incoraggianti. Cosa deve pensare un cittadino? Ci vuole più chiarezza nella comunicazione da parte del ministero della Salute e dei cosiddetti esperti".

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Verso il picco

Stiamo andando verso i 40mila contagi al giorno per fine marzo. "D'altra parte si vedeva molto bene" che sarebbe stato così, "perché a partire da marzo abbiamo osservato un leggero, ma costante aumento dei contagi. Quindi è giusto che si prendono delle decisioni" su nuove restrizioni, però con una "regia centrale", e coniugando "da un lato il diritto dei cittadini di saperlo in anticipo e dall'altro la tempestività. Perché non è che si possa aspettare tanto tempo, quando le cose sono ormai molto chiare".

Servono poi controlli più rigorosi: le misure anti-contagio si sono dimostrate in questa nuova ondata di Covid-19 "molto scarse non per la loro natura, ma perché c'è troppa gente che non le osserva".Con questo Garattini lancia un appello alla responsabilità individuale: "Bisogna convincere le persone che siamo in una situazione difficile - ammonisce lo scienziato - e che dipende da noi evitare soprattutto che ci siano tanti morti".