Covid e Omicron, tra le sottovarianti scoperti anche cinque casi di Xe

Il presidente Iss, Silvio Brusaferro: dominio incontrastato in particolare di Omicron 2

Laboratorio Covid

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Cinque casi di variante XE scoperti in Italia a pochi giorni dal Primo di Maggio e dalle nuovo regole ull'uso delle mascherine e dal "pensionamento" del green pass. A comunicarlo il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, in un video a commento dei dati settimanali."Continua il dominio incontrastrato della variante Omicron, e in particolare del lignaggio BA.2 (ovvero Omicron 2), anche se ci sono ancora casi di BA.1 e negli ultimi sette giorni ci sono 5 isolamenti della variante Xe". 

Un caso di Xe era stato scoperto in Umbia e confermato lo scorso 23 aprile dall'assessore dall'assessore regionale alla Salute, Luca Coletto: si tratta della conferma di un caso, ritenuto 'interessante in cui la variante XE potrebbe essere associata alla ricombinazione delle due varianti Omicron 1 e 2.

Per il professor Brusaferro "la curva epidemica degli ultimi sette giorni è caratterizzata da una situazione sostanzialmente stabile. Questo si traduce nell'indice Rt che rimane attestato di poco sotto 1 e in proiezione attorno alla soglia epidemica. "Negli ultimi sette giorni alcune regioni risultano in lieve decrescita, altre in aumento. Le fasce piu' giovani, in particolare quella 0-9 anni, sono in netta decrescita. Altre mostrano una crescita, soprattutto 70-79 e sopra gli 80 anni".

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La sottovariante Xe

La sottovariante Xe è una delle tante nate dalla variante Omicron. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) considera XE il frutto di una ricombinazione dei due principali sottotipi della Omicron, BA.1-BA.2.  "Xe appartiene alla variante Omicron fino al momento in cui non saranno riportate differenze significative nella trasmissione e nelle caratteristiche della malattia, inclusa la gravità", aveva spiegato l'Oms.

Le principali  sottovarianti

Si allarga ancora la famiglia della variante Omicron: dalle sue sotto-varianti BA.1 e BA.2 è emerso un nuovo mix, uno dei cosiddetti ricombinanti che compaiono quando diverse versioni di uno stesso virus coesistono nella stessa persona. È stato identificato in Veneto nei giorni scorsi e la sua sequenza genetica è stata ottenuta dal Laboratorio di genetica, citogenetica e diagnostica molecolare dell'Ospedale dell'Angelo di Mestre (Venezia). È il terzo ricombinante isolato in Italia, dopo XJ comparso in Finlandia e identificato in Calabria e XF, sequenziato in Emilia Romagna. Il nuovo ricombinante, che non ha ancora un nome, è stato isolato fra marzo e aprile in tre pazienti a Venezia e Padova, come rende noto l'Istituto Zooprofilattico delle Venezie; per le sue caratteristiche si distingue sia da XJ sia da XE. Di queste "prove di evoluzione " del virus Sars-CoV-2 esistono già molti esempi, come testimonia la lunga serie di ricombinanti finora identificati in tutto il mondo. Si chiamano XA, XB, XC, XH e  XE, e tutti sono risultato della combinazione di sotto-varianti di Omicron. A questi si aggiungono XD e XF, nati invece dalla combinazione delle varianti Omicron e Delta; c'è anche XQ, isolato in Gran Bretagna, mentre XG è stato identificato in Danimarca e XK in Belgio.

La velocità di Omicron 

La variante Omicron continui a evolvere e con grande rapidità. Scoperta l'11 novembre 2021 in Botswana, il 26 dello stesso mese era già stata riconosciuta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) come una delle varianti da seguire con attenzione (VOC, Variant of Concern). È diventata presto dominante ovunque, soppiantando la variante Delta che l'aveva preceduta, e ha cominciato a dare origine a delle sotto-varianti: la BA.1, la BA.2 che attualmente è la più contagiosa e sta scalzando la prima, e poi la BA.3, seguita dalla BA.4 e dalla BA.5, entrambe identificate in Sudafrica e poi in molti Paesi europei e asiatici. A rendere la Omicron così infettiva è il grande numero di mutazioni accumulate, ben 60 delle quali sono nuove rispetto a quelle presenti del virus Sars-CoV-2 originario di Wuhan. Di queste 60 mutazioni, ben 32 si trovano nella proteina Spike, con la quale il virus si aggancia alle cellule umane. Oltre a questo patrimonio di mutazioni, BA.2 ne ha 28 che la differenziano dalla BA.1 e alle quali deve probabilmente il fatto di essere dal 30% al 50% più infettiva.