Milano, 5 dicembre 2018 -
DOMANDA:
Ero iscritta a un social e alla fine me ne sono andata perché la vita era diventata impossibile. L’avevo fatto per seguire mio figlio a scuola, il solito gruppo di mamme che si scambiano pareri. Dopo qualche mese i pareri sono diventati dichiarazioni di guerra e commenti non proprio da educande - oltre che difficilmente dimostrabili - sui professori. Non mi stupisce perciò che anche un personaggio noto come Iginio Massari abbia dovuto far valere le proprie ragioni da attacchi gratuiti. Sui social la violenza verbale è l’ordine delle cose. Sandra, Lecco
RISPOSTA:
Quando ero giovane se proprio non si aveva il coraggio di affrontare il compagno che ci dava fastidio si finiva con lo scrivere porcherie a suo carico nei bagni. Oggi che abbiamo la possibilità di vivere nelle piazze virtuali lo si fa sui social. Stesso fine: sopperire con l’anonimato alla mancanza di coraggio. Con una differenza però, far perdere la memoria di queste incursioni è sempre un processo lungo e non sempre destinato a successo e soprattutto la violenza è di ben altro tenore. Ben venga quindi la battaglia vincente di un maestro pasticciere come Iginio Massari che a certi insulti gratuiti ha risposto con una querela. Per ottenere il riconoscimento delle sue ragioni ha atteso cinque anni. L’augurio è che si trovi il sistema per evitare che le piazze virtuali restino in questo stato e onorino la loro definizione “social”, fornendo un servizio utile. ivano.costa@ilgiorno.net