Corsico, magro recupero per i crediti delle mense

Il controllo dei conti dopo il ricorso al Tar evidenzia che in cassa è entrato pochissimo

Una protesta dei cittadini contro la scelta del sindaco

Una protesta dei cittadini contro la scelta del sindaco

Corsico (Milano), 14 dicembre 2016 - Lo avevano promesso. Se ci fosse stato anche un solo bambino senza il pasto caldo a pranzo, si sarebbero battuti, a costo di arrivare in tribunale. E ci sono arrivati. Sono genitori, cittadini, anche senza figli, anche quelli che la mensa la pagano regolarmente. Contrari al provvedimento del sindaco Filippo Errante che ha vietato la mensa ai bambini i cui genitori non pagavano la retta. Non ci stavano a vedere un altro bambino senza piatto caldo: è scattato il ricorso al Tar, presentato dall’associazione nazionale Coordinamento Genitori Democratici, discusso ieri mattina in tribunale. A giorni il responso e, sperano fiduciosi i latori, la possibile sospensiva per il pugno duro adottato dal sindaco. Un pugno duro necessario, secondo l’amministrazione, ma che ha provocato «situazioni di discriminazione, con i morosi costretti a mangiare un panino», raccontavano le maestre.

A nulla erano servite le proteste: il sindaco non ha fatto un passo indietro, sottolineando che il provvedimento «ha consentito di invertire la tendenza di chi pur potendo non pagava la retta. La morosità è ora al di sotto della media nazionale: i dati dimostrano che avevamo ragione». Quali dati? Quelli che da mesi i consiglieri di minoranza avevano chiesto a gran voce «ma mai forniti», dicono. Una questione che aveva sollevato proteste anche dai banchi della maggioranza. C'è voluto il ricorso al Tar e il plico presentato dall’avvocato del Comune per fare un po’ di luce sulla questione dati fantasma. Bisogna fare un passo indietro. Siamo a luglio dello scorso anno, si è appena insediata la Giunta Errante.

Ci sono 1.2 milioni di euro di crediti da incassare per i morosi della mensa. A gennaio di quest’anno i crediti sono circa 970mila: in pochi mesi sono rientrati 230mila euro, quelli che venivano chiamati i «furbetti», i genitori che pur potendo non sborsavano un euro. Poi, la comunicazione dei dati si ferma ma durante le commissioni e i consigli comunali si parla di diminuzione del debito. Ora, dai fogli dei legali, salta fuori la cifra che in tanti aspettavano: quasi 865mila euro. È questo il credito residuo effettivo.

Altri numeri: 437mila, sono i soldi previsti dai piani di rientro, quelli che in pratica il comune incasserà, si spera, nei prossimi anni. «Significa che da gennaio 2016 a ottobre sono stati incassati solo 107mila euro, privando i bambini del pasto. Un dato che decreta il fallimento di una politica discriminatoria», sottolinea Rosella Blumetti, tra le firmatarie del ricorso. «Non ho mai detto che l’obiettivo fosse recuperare in poco tempo oltre 1 milione di euro, ma di invertire una tendenza preoccupante. Più della metà del debito riguarda famiglie i cui figli sono ormai fuori dai cicli scolastici: interverremo con le misure di recupero», precisa Errante.