Via Monzese a Segrate, la variante non si ferma

La rabbia dei comitati: "Il Comune ci ha preso in giro"

Il presidio contro la variante di via Monzese

Il presidio contro la variante di via Monzese

Segrate (Milano), 4 agosto 2015 - Niente stop alla variante di via Monzese, a Segrate scoppia la polemica. Ad alzare la polvere è il Comitato del Golfo Agricolo, deciso a continuare la battaglia legale per fermare la costruzione della strada di collegamento tra il Villaggio Ambrosiano e le aree agricole del Golfo. I lavori erano iniziati in campagna elettorale, nonostante l’annullamento del Tar al Pgt, con un permesso rilasciato dalla precedente amministrazione comunale. Ma, cambiata la leadership del Comune, il tanto atteso dietrofront non è arrivato. «Il permesso di costruzione del primo lotto della Variante, dalla via Monzese fino al Canale adduttore dell’Idroscalo, non è stato ritirato – dicono dal Comitato –. I lavori sono proseguiti ed è già iniziata l’asfaltatura della strada e la costruzione della rotonda». Il 27 luglio il Tar stabilì che non era stata violata la sentenza di annullamento del Pgt poiché il permesso di costruzione era stato rilasciato prima della sentenza stessa. Il 16 settembre il giudice stabilirà se la strada sia conforme alle norme in vigore.

«Ritirare il permesso di costruire del primo lotto della Variante Monzese – risponde il sindaco, Paolo Micheli – è una delle prime cose che io e l’assessore De Lotto abbiamo chiesto agli uffici comunali. Ci è stato detto che farlo esponeva l’Amministrazione al rischio di una causa che avrebbe avuto una buona probabilità di dover risarcire danni per centinaia di migliaia di euro all’impresa edificatrice della Vecchia Olghia, Serena srl, e alle imprese edili appaltatrici del lavoro per un importo di quasi 1 milione e 900mila euro. Il motivo è questo: il permesso di costruire la strada è stato rilasciato il 5 febbraio 2015, pochi giorni prima della pubblicazione della sentenza del Tar avvenuta il 27 febbraio e quindi, secondo gli uffici, è stato rilasciato regolarmente. Ho chiesto di verificare se non vi fossero irregolarità nei lavori o nella progettazione, ma non ne hanno trovate».

La prossima sentenza del Tar sarà decisiva. «Eliminare l’asfalto e riportare il terreno com’era costa 2 milioni di euro – continua Micheli – se la sentenza del Tar darà torto ai costruttori, potremo chiedere i danni per il ripristino dell’area, altrimenti non potremo fare molto. È una questione di buon senso». Non solo. «Il 23 luglio il difensore del Comune ha rinnegato la precedente linea difensiva annunciando che il Comune intendeva adeguarsi alla sentenza di annullamento del Pgt».