Milano, 26 marzo 2014 - «Su questa vicenda non ci sarà nessuna copertura di eventuali illeciti e scorrettezze compiuti da chicchessia: ho già avviato una commissione d’inchiesta interna per fare piena luce sui fatti contestati». Il governatore Roberto Maroni ha pronunciato poche e chiare parole ieri a proposito dellinchiesta che ha decapitato la società regionale di Infrastrutture Lombarde. Un chiarimento che era atteso nella prima mattinata del Consiglio mentre invece è arrivato in Aula sul finire della serata anche per via della fitta agenda del governatore, una «mossa abilmente studiata» per Umberto Ambrosoli, il leader della coalizione di centrosinistra che ha attaccato Maroni perchè «non ha avuto il coraggio di un atto discontinuità».

Ma il governatore, nella prima parte del suo intervento, ha ribadito con fermezza «che la Regione è parte lesa in questa inchiesta», che il nuovo direttore generale di Infrastrutture Lombarde che prenderà il posto di Antonio Rognoni, sarà scelto solo in base a comprovate capacità e professionalità attraverso un «avviso pubblico che domani (oggi ndr) sarà pubblicato su Burl», il bollettino ufficiale della Regione Lombardia e che «non intende privarsi di Infrastrutture lombarde anche se tale esperienza deve andare avanti nel rispetto delle leggi».

Incalzante l’opposizione che chiede di andare oltre, come ha spiegato Alessandro Alferi, segretario regionale del Pd, «perchè a questo punto non basta più la commissione interna ma ci vuole una discussione ampia sul sistema delle società partecipate regionali con una commissione consiliare». Anche perchè bisogna salvare Expo e bisogna assicurare «continuità nella trasparenza» e anzi, ha auspicato ancora Alfieri, «vorremmo un cronoprogramma per fare un punto sulle opere e sugli eventuali ritardi». Il governatore ha colto al volo la proposta di Alfieri e, dopo aver ascoltato tutti gli interventi, ha detto di essere anche pronto «a fare un audit generale esteso anche a FinLombarda e Lombardia informatica» e coinvolgendo anche il «consiglio». Audit che è stato fatto anche per Infrastrutture e che aveva portato alle dimissioni di del dg Antonio Rognoni. Quanto al cronoprogramma sui lavori di Expo, «già si fa ogni lunedì mattina».

Il capogruppo del Pd, Enrico Brambilla, ha richiamato l’attenzione sulla necessità di «trasformazione del modello di governance di queste strutture partecipate» e «sul modello duale che non va bene». Modello «duale» difeso invece dal capogruppo di Forza Italia Claudio Pedrazzini che ha ribadito la «piena fiducia» al governatore Maroni. Sulla stessa linea il capogruppo della Lista Maroni, Stefano Galli Bruno, «dispiaciuto che la Lombardia che ha sempre segnato il passo e indicato alle altre Regioni la strada da seguire sia messa alla berlina in questo modo». Ai Cinquestelle che ieri con forza hanno chiesto le sue dimissioni e quelle del presidente Raffaele Cattaneo, il governatore ironicamente ha risposto dicendo di «essere rimasto male perchè c’è rimasto fuori Squinzi». Quanto all’ossessione della «discontinuità», Roberto Maroni ha risposto di volere la «continuazione delle cose ben fatte» che comunque sono state realizzate in questi anni.