Milano, 20 marzo 2014 - Truffe alla Regione Lombardia, scattano otto arresti da parte della Guardia di Finanza su ordine del gip Andrea Ghinetti. Tra i fermati anche l'ex direttore generale dimissionario di "Infrastrutture Lombarde" e amministratore della partecipata Costruzioni Autostrade Lombarde, Antonio Giulio Rognoni (LA SCHEDA) e il capo dell'ufficio gare e appalti della "Infrastutture lombarde societa per azioni" (Ilspa), Pierpaolo Perez. Le accuse sono di associazione per delinquere, turbativa d'asta, truffa alla Regione e falso. Agli arresti domiciliari sono finiti quattro avvocati, un dirigente della società regionale e un ingegnere.

Al centro dell'indagine ci sono affidamenti esterni di incarichi come consulenze legali e controlli sugli appalti che sarebbero stati conferiti in modo illecito. Rognoni, nominato nel 2004 dalla precedente
amministrazione di Roberto Formigoni, aveva presentato le dimissioni dalla carica di direttore generale il 17 gennaio scorso. La Regione non ha ancora nominato il suo successore in attesa - si spiega da Palazzo Lombardia - che siano concluse le procedure burocratiche avviate con le sue dimissioni. L'ex dg risultava gia' indagato per turbativa d'asta nell'ambito del'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dai pm di Milano Antonio D'Alessio e Paola Pirotta su un appalto relativo a Expo 2015. In particolare, in relazione all'appalto sulla cosiddetta 'Piastra' dove deve essere costruita la piattaforma per l'esposizione universale.

 

68 CAPI D'IMPUTAZIONE -  “In tutto sono 68 i capi d’imputazione contenuti nell’ordinanza firmata dal gip Andrea Ghinetti per le ipotesi di associazione a delinquere, turbativa d’asta, truffa aggravata e falso sia ideologico che materiale”, ha spiegato il procuratore aggiunto Robledo. Al vertice dell’organizzazione c’era Rognoni, che globale cambio di incarichi assegnati a legali di fiducia senza svolgere regolari gare d’appalto conservava i suoi incarichi di “assoluto prestigio e potere al vertice di Regione Lombardia”, ha spiegato Robledo sottolineando che all'indagato non sono state contestate ipotesi di corruzione.

“A dare il via alle indagini - hanno spiegato i pm - è stata la denuncia di un imprenditore che è stato escluso da una gara d’appalto per l’abbattimento di una struttura a Pieve Emanuele e che il 20 gennaio 2011 ha presentato un esposto”. L’appalto più importante tra quelli finito sotto la lente dei pm milanesi c’è una gara d’appalto per 210 milioni di euro dove una commissione di valutazione per un’appalto è stata interamente soppiantata da altri tre commissari che hanno preso tutte le decisioni al posto del collegio. Pur essendo coinvolte coinvolte alcune persone, tra cui lo stesso Rognoni, al centro dell’indagine per la gara d’appalto sulla piastra di Expo, hanno concluso i pm, questa inchiesta non riguarda l’Esposizione Universale.

 

L'ESPOSTO DI ROBLEDO - Si scopre, quindi, che era proprio questa l’indagine che Robledo, procuratore aggiunto a Milano, nell’esposto di venerdì scorso al Csm sulle asserite 'violazioni' del procuratore Bruti Liberati nell’assegnazione e gestione dei vari fascicoli, indicava come potenzialmente danneggiata dal difettoso (a suo avviso) coordinamento con un altro tuttora segreto fascicolo, coassegnato ma di fatto coordinato invece dal capo dell’Antimafia Ilda Boccassini. I due hanno tenuto insieme la conferenza stampa per spiegare i dettagli dell'operazione.

 

LA NASCITA DELL'INCHIESTA - L'indagine è partita dopo la denuncia di un imprenditore che si è ritenuto danneggiato dall'assegnazione di un appalto. Sono 11 miliardi di euro gli investimenti pubblici previsti per EXpo 2015.