Osnago (Lecco), 31 gennaio 2014 - Se non fosse stato per lui probabilmente il piccolo di appena due anni sarebbe morto divorato da quella bestia, perché nessun altro è accorso alle grida disperate e di terrore della madre e al pianto di dolore del bambino. È stato l’unico a intervenire, anche se abita dall’altra parte della strada, anche se ha dovuto scavalcare il cancello, anche se il molossoide si è aizzato pure contro di lui. E il sindaco Paolo Strina, insieme a tutti gli assessori e ai consiglieri, di maggioranza e di minoranza una volta tanto tutti concordi, ha deciso di premiarlo.

Questa sera, venerdì, durante l’assise consiliare, a Gerardo Biella, pasticciere di 46 anni di Osnago, verrà rivolto un encomio pubblico ufficiale per il «gesto generoso che ha permesso di sottrarre Markus Timis alle fauci del cane che lo stava sbranando - annuncia il primo cittadino -. In un mondo nel quale atti di questo tipo sono rari mentre regna spesso il disinteresse verso quanto accade ai chi sta accanto, si è dimostrato il vicino di casa che tutti noi vorremmo». Il gelataio, che lavora al bar «La Collina» di Montevecchia, dove tra l’altro viene confezionato un rinomato gelato appositamente preparato per i quadrupedi, dal canto suo si schernisce.

«Non sono un eroe ho agito d’istinto, mi sono comportamento come era giusto in quale frangente, non potevo starmene a guardare quell’animale mentre si mangiava una creatura inerme. Anche altri presumo avrebbero agito allo stesso modo». Invece no, nessuno lo ha aiutato, nessuno si è nemmeno affacciato alle finestre di quel caseggiato all’angolo tra le vie Pinamonte De Capitani e John Lennon semplicemente per sincerarsi di quanto stava accadendo. «Effettivamente quando ho ripercorso quei momenti mi sono stupito che gli altri condomini non siano usciti a soccorrere la mamma e il figlio, ma non spetta a me giudicare, ho fatto quelle che andava fatto», taglia corto.

 

«È una persona molto modesta - riferisce il primo cittadino -. Quando l’ho contattato per invitarlo in sala civica ha minimizzato la sua azione. Eppure non è veramente da tutti il suo sangue freddo e il suo coraggio. In quel frangente sarebbe bastato appena un altro minuto e probabilmente l’aggressione si sarebbe trasformata in una tragedia dalle conseguenze irreparabili». Anche lui è stato morsicato. Il rottweiler lo ha azzannato alle gambe.

«È perché mi sono frapposto tra quella che considerava la sua preda. Mirava proprio al bambino, non ad altri. Ha morso anche la madre, quasi per farla cadere a terra e potere così avvinghiare il figlio». Si è dato da fare pure dopo aver portato al sicuro entrambe, perchè è tornato fuori, nel giardino dove la furia continuava a scorrazzare libera, per indicare la strada ai sanitari del 118. «Non voleva lasciarmi passare, per questo l’ho colpito in testa e gli ho messo le mani al collo per strozzarlo, allora si è allontanato, ma dal portoncino di ingresso non si spostava, i carabinieri gli hanno dovuto sparare». Ovviamente non ha nulla nei confronti del molosso: «Ha seguito la propria natura, semplicemente non sarebbe mai dovuto riuscire a scappare dal proprio recinto».

di Daniele De Salvo