Nebbia fitta in Val Padana

"Il problema di questa Milano calcistica è non aver mai avuto un progetto vincente alternativo allo spendere vagonate di soldi"

POCO MENO di un mese dall’inizio del campionato ma a Milano non si registrano code notturne (e neppure giornaliere) ai botteghini per l’acquisto degli abbonamenti. C’è la crisi, è vero. Ci sono le tv, anche questo è vero. E c’è il calendario appena sfornato e pronto per essere cucinato a mo’ di spezzatino. Ma può bastare tutto questo per allontanare sempre di più i tifosi di Inter e Milan da San Siro, come si intuisce (non dai dati, top secret per le società) dagli umori delle due sponde calcistiche? Si, può bastare. La città è nel pallone ormai da anni, non vince più e anche lo stadio di casa è diventato territorio di conquista per i forestieri. Perciò la “fede” dei supporter più accaniti e degli inguaribili ottimisti comincia a vacillare. Inter e Milan sono la storia del calcio. Ma il presente è solo un cumulo di idee e buone intenzioni. Nulla più. Per una dinastia che se ne va (Moratti), ce n’è un’altra pronta a lasciare (Berlusconi). Il resto è avvolto nel più classico dei nebbioni padani.

IL PROBLEMA di questa Milano calcistica è non aver mai avuto un progetto vincente alternativo allo spendere vagonate di soldi, come accaduto in passato, quando generosi e sempre pieni erano i portafogli dei presidenti Massimo e Silvio. Oggi non è più così. Oggi soffia uno strano vento d’Oriente che però ancora non riesce a spazzare dubbi e cattivi pensieri. Diciamo la verità, solo un patetico provincialismo può illudere stampa, addetti ai lavori e tifosi che dalla Cina siano in arrivo ricchi uomini d’affari pronti a ricoprirci d’oro, incantati dall’antico blasone di Inter e Milan.Basterebbe informarsi e leggere i giornali per rendersi conto del caos di questo sconcertante avvio di stagione. L’Inter oggi ha l’allenatore che contesta, il capitano che vuole andarsene e il presidente non rispettato. E la nuova proprietà, Suining, che assiste. I cugini del Milan non sono messi meglio: la trattativa per la cessione delle quote c’è, Fininvest non la nega e, anzi, non perde occasione per rimarcarla, ma è dai contorni talmente sfumati che è impossibile fare previsioni. Ci sono giorni in cui sembra che non siano stati i cinesi a cercare l’advisor Galatioto, ma il “broker” Galatioto a cercare i cinesi. Silenzi da una parte, rinvii dall’altra. Il tutto condito da qualche bugia (ma quelle sul mercato ci stanno). Di qui l’indifferenza dei tifosi. Sarà dura riportarli allo stadio...