Ultras Atalanta a processo, giallo sul pestaggio del tifoso juventino. Lui riconosce l’aggressore, la poliziotta no

Il tifoso juventino sarebbe stato "colpevole" di aver festeggiato il 28esimo scudetto in piazza Vittorio Veneto davanti all'Atalanta Store. Ultrà violenti, al processo anche la testimonianza di Tiberio Guarente di Michele Andreucci

L'aggressione del tifoso juventino

L'aggressione del tifoso juventino

Bergamo, 27 gennaio 2015 – Nuova udienza, ieri, del processo che vede alla sbarra 146 tifosi atalantini e siciliani (90 bergamaschi e 56 del Catania), accusati di una serie di reati da stadio avvenuti a partire dal 2006 e fino al 2012: aggressioni di ultrà avversari, adunate sediziose, violazioni di Daspo, minacce alla polizia. Dopo che nelle scorse udienze erano stati ricostruiti i vari episodi contestati, ieri sono iniziate le deposizioni degli imputati.

Il primo a sedersi davanti al giudice Maria Luisa Mazzola e al pm Carmen Pugliese è stato Jean Luc Baroni, 29 anni, di Villa d’Almè, che, tra le varie contestazioni, deve rispondere del pestaggio subìto nella notte tra il 6 e 7 maggio 2012 dal bergamasco Francesco Mazzola, tifoso juventino, “reo’’ di aver festeggiato il 28° scudetto bianconero in Piazza Vittorio Veneto, dove c’era l’Atalanta Store. Per il pm, Baroni avrebbe aggredito l’uomo a pugni, calci e cinghiate. La vittima, che all’epoca dei fatti lo aveva riconosciuto in questura grazie ad un album fotografico, ieri mattina lo ha riconosciuto dal vivo: «È lui – ha affermato senza esitazioni – Lo riconosco dalla corporatura, dalla statura e dalla cicatrice che ha sulla fronte».

Il giovane, però, per quella sera avrebbe un alibi: sarebbe stato a casa, impegnato a inviare sms piccanti alla sua fidanzata (il telefonino sarebbe stato agganciato a celle non compatibili con il centro città). «Confermo – ha detto Baroni in aula – Volevamo stuzzicarci un po’». Sulla vicenda, inoltre, incombe un giallo. Nell’udienza di giovedì scorso, infatti, l’ex dirigente della Digos, Francesca Ferraro, ha visionato il video di una telecamera comunale puntata su Piazza Vittorio Veneto la notte dell’aggressione.

Attimi in cui un tifoso nerazzurro dalla testa rasata tira un primo pugno e una cinghiata a Mazzola (la vittima si è riconosciura nell’immagine). «Non sono in grado – ha spiegato la poliziotta, esperta di tifoseria – di riconoscere l’aggressore da quel fotogramma. Non mi sembra però che lo stesso sia identificabile in Baroni, ma in Camillo Perretta, 31 anni, di Seriate». Quest’ultimo è stato portato a processo, in base ad una informativa della Digos, per aver colpito con una cintura e poi con un pugno un tifoso juventino non identificato. Ma dal video in aula è emerso che l’unico episodio in cui un tifoso bianconero viene aggredito con un pugno e una cinghiata è quello in cui Francesco Mazzola si è riconosciuto.

Sempre ieri è stato poi sentito come testimone l’ex calciatore dell’Atalanta Tiberio Guarente, che per due volte non si era presentato in aula e che per questo è stato multato di 300 euro dal giudice Maria Luisa Mazzola, che ne aveva anche disposto l’accompagnamento coatto da parte dei carabinieri. Guarente, però, si è presentato in tribunale senza i militari e ha risposto alle domande sui suoi rapporti con i tifosi nerazzurri, soprattutto in merito a uno striscione contro di lui sequestrato prima della gara Atalanta-Roma del 2011 e conseguenza di uno screzio con un ultrà della Curva Nord. «Non sapevo nulla del manifesto – ha detto il calciatore – E successivamente non ci sono stati altri episodi di tensione con i tifosi».