Riconoscimento facciale: cos'è e come cambierà. Siamo tutti sorvegliati?

La Corea del Sud lo utilizzerà per controllare i malati di Covid. A che punto siamo in Italia

Riconoscimento facciale: dovremmo preoccuparci?

Riconoscimento facciale: dovremmo preoccuparci?

E' tra noi ma se ne parla poco. Un Grande Fratello che a nostra insaputa ci osserva, registra i nostri dati biometrici, li archivia in specifici database e permette poi di riconoscere il nostro volto in un momento successivo. La sofisticata tecnologia del riconoscimento facciale è già stata  utilizzata dalle forze dell'ordine che se ne possono servire per identificare i responsabili di delitti e crimini. Se una telecamera di sicurezza immortala il volto di un assassino, per esempio, e questo corrisponde all'immagine registrata in tempo reale da un sistema di riconoscimento facciale predisposto in altro luogo, un'altra telecamera per intenderci, si capisce bene come gli inquirenti possano servirsene per arrivare agevolmente all'omicida. Uno scenario ipotizzato in molti film che è già realtà in molti Paesi. In Corea del Sud lo utilizzeranno per sorvegliare i pazienti Covid

Il problema è che la materia non è mai stata disciplinata in modo organico, almeno in Italia, e pone importanti problemi in termini di violazione della privacy. Già perché a utilizzare questa tecnologia non sono solo agenzie pubbliche, come le forze dell'ordine, ma anche enti privati a fini commerciali. E resta sempre il fatto che vengono registrati e cristallizzati i dati biometrici di persone che non hanno fornito consenso e che non sanno di essere state immortalate. Basti pensare a quante migliaia di volti al giorno può registrare un teleobiettivo e, tornando all'esempio precedente, per un assassino che può essere smascherato c'è una moltitudine di volti e caratteri che nulla hanno a che fare con quel delitto che vengono filmante nello stesso momento. Che fine fanno quei dati? Questa domanda è alla base della moratoria chiesta dal Pd e inserita nel decreto Capienza senza tuttavia riempire un vuoto normativo che rischia di ledere i diritti dei cittadini.

Che cos'è e come funziona

Per saperlo consultiamo l'agenda digitale europea: la maggior parte dei sistemi di riconoscimento facciale funzionano in base ai diversi punti nodali di un volto umano. I valori misurati rispetto alla variabile associata ai punti del volto di una persona aiutano ad identificare o verificare la persona in modo univoco. Con questa tecnica, le applicazioni possono utilizzare i dati acquisiti dai volti e possono identificare accuratamente e rapidamente gli individui interessati. Le tecniche di riconoscimento facciale si stanno rapidamente evolvendo con nuovi approcci (come la tecnologia 3D), aiutando a superare i problemi presenti con le tecniche esistenti.

I tre sistemi

  • Riconoscimento facciale “di base”: prendendo ad esempio i filtri Instagram o Snapchat, la fotocamera del dispositivo (es. smartphone) “cerca” le caratteristiche che definiscono un volto, ed in particolare gli occhi, il naso e la bocca. Una volta compiuta la sua ricerca, la fotocamera – tramite il Social – usa algoritmi per agganciare un volto e determinare in quale direzione la persona sta guardando, se la sua bocca è aperta, ecc. In questo caso siamo in presenza di un software che “ricerca volti”, e non si può parlare di riconoscimento facciale vero e proprio.
  • Sblocco del dispositivo con il volto: volendo sbloccare il dispositivo con il volto, il device scatta una foto del viso e misura la distanza tra i tratti del viso. Poi, ogni volta che si va a sbloccare il telefono, “guarda” attraverso la fotocamera per misurare e confermare l’identità del soggetto. Nota: qui la differenza tra dispositivi può essere “abissale”; basti solo pensare al livello tecnologico raggiunto dal “Face ID” di Apple.
  • Identificazione di uno sconosciuto: nell’atto dell’identificazione di un volto per scopi di sicurezza, per scopi pubblicitari o di polizia, vi è l’utilizzo di algoritmi che “pescano” in un ampio database di volti, associando di volta in volta diversi profili con quello in esame.

In Italia

Nei giorni scorsi è stato inserito un emendamento proposto dal Pd nel decreto Capienze che vieta l'installazione di sistemi di videosorveglianza basati sul riconoscimento facciale nei luoghi pubblici all'aperto da enti pubblici e privati fino all’entrata in vigore di una disciplina legislativa della materia e comunque non oltre il 31 dicembre 2023. Tale moratoria impedisce ai privati di farvi ricorso per fini commerciali mentre impone ai Comuni di chiedere autorizzazione preventiva al Garante della Privacy che finora ha bocciato ogni progetto, esprimendo parere negativo anche sul sistema Sari Enterprise utilizzato dalla polizia. A Como lo scorso anno è stato dichiarato illeggittimo il progetto del municipio.

Esclusione

Esentati dal richiedere il preventivo permesso al Garante sono solo i pubblici ministeri nell'ambito delle attività di indagine. Tale norme viene contestata dalle associazioni in tutela dei diritti digitali che giudicano con scetticismo l'impatto minino di questa moratoria sulla difesa di diritti e libertà. 

Corea del Sud

Intanto Seul annunciia che testerà un sistema di riconoscimento facciale basato sull' intelligenza artificiale per tenere sotto controllo le persone infette da Covid-19. Il progetto pilota, secondo i media locali, inizierà a gennaio a Bucheon, città tra la capitale Seul e Incheon, basandosi su un sistema che analizzerà tra l'altro i filmati di oltre 10.000 telecamere a circuito chiuso e di sorveglianza, seguendo i movimenti dei pazienti Covid e i loro contatti stretti. Il governo centrale, che ha stanziato 1,6 miliardi di won (1,3 milioni di dollari) nel progetto con altri 500 milioni di won aggiunti dal comune di Bucheon, vuole allentare lo stress sui team di tracciamento oberati di lavoro. Il sistema può monitorare fino a dieci persone contestualmente in 5-10 minuti e ridurre il tempo speso per il lavoro manuale che di solito richiede mezz'ora o più per ogni persona tracciata. Un funzionario di Bucheon ha respinto i timori relativi all'invasione della privacy, affermando che il sistema non tocca gli individui sotto controllo, ma solo i pazienti confermati: secondo l'Agenzia coreana per il controllo e la prevenzione delle malattie, l'uso della tecnologia è lecito fintanto che viene usata rispettando le disposizioni dell'Infectious Disease Control and Prevention Act. Il sistema Bucheon non è nuovo: una tecnologia di riconoscimento facciale simile applicata al Covid è stata recentemente implementata o sperimentata in Cina e Giappone