San Giuliano Milanese, 6 marzo 2014 - Ergastolo. È stata confermata ieri, in Appello, la condanna di primo grado a carico di Carmine Buono, l’idraulico di San Giuliano, oggi 57enne, accusato di aver ucciso con una coltellata al cuore l’ex compagna, Antonia Bianco, al culmine di una lite. I fatti risalgono al 13 febbraio 2012. La donna, 43 anni, residente a Milano, si reca a casa dell’ex innamorato, in via Turati a San Giuliano, per discutere di alcune questioni relative a loro figlio Gabriele. I due s’incontrano nel cortile condominiale. Nasce un litigio, che degenera in rissa. Quando gli animi si placano, Antonia si sente male. Soccorsa dal 118, muore poco dopo al policlinico San Donato. Il decesso viene scambiato per un malore, finché uno dei medici non nota quel forellino sotto l’ascella della donna, all’altezza del cuore. Una ferita piccola ma profonda, mortale.

La tesi dell’accusa è che Buono abbia approfittato della concitazione del momento per estrarre un coltellino svizzero usato come portachiavi e colpire la compagna, al culmine del diverbio. L’imputato, dal canto suo, si è sempre professato innocente, mentre gli avvocati difensori hanno cercato di smontare l’impianto accusatorio puntando sulla mancanza di prove, a partire dall’arma del delitto, mai trovata.
Dopo la sentenza di primo grado, pronunciata il 6 giugno dello scorso anno, i giudici della Corte d’Appello di Milano hanno confermato l’ergastolo per l’imputato. Una pena che, forse, vuole essere esemplare.

«Sono contenta ed emozionata – dice Maria Asunciòn Bianco, sorella della vittima -. Noi famigliari abbiamo sempre creduto nella giustizia».  «È una sentenza pesantissima, che lascia perplessi – commenta il difensore Gianluca Perricone -. È impensabile che a un incensurato non vengano riconosciute nemmeno le attenuanti generiche». Si profila il ricorso in Cassazione. Intanto, Buono resta detenuto a San Vittore.

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