di Francesca Santolini

Motta Visconti, 17 agosto 2013 - «C’eravamo sentiti ieri, erano usciti lui, la Paola e due sue amiche per il pranzo di Ferragosto. Poi stamattina la telefonata con la notizia: abbiamo lasciato la montagna e siamo corsi qua». Santino Vai, cugino di Paola (all’anagrafe Maria Grazia, 57 anni) e nipote di Luigi, 88 anni, detto Gino Passalaqua, le vittime di quello che sembra configurarsi come un omicidio-suicidio, non ha parole per spiegare quanto successo — probabilmente nella notte o addirittura all’alba — nella villetta di via Adua. Una palazzina su due piani, con due appartamenti: il primo piano, papà Luigi l’aveva realizzato per la figlia ma, non essendosi sposata e vivendo con il genitore che accudiva amorevolmente, l’avevano dato in affitto.

«Non so cosa le sia scattato nella testa, non riusciamo a capire come abbia potuto compiere un simile gesto — spiega il cugino — Lei che anni fa aveva rinunciato al suo lavoro per aiutare la mamma, allora molto malata».

Scuote la testa Santino Vai e come lui le altre persone che nel pomeriggio hanno raggiunto il luogo della tragedia. Si conoscono tutti a Motta e tutti hanno parole buone per papà e figlia, protagonisti di un dramma familiare consumato ancora una volta tra le mura di casa. «Ero stato da loro a maggio per sistemare i condizionatori ma non ho notato nulla di strano — spiega Paolo Patelli, un vicino — Lui lo incontravo tutte le mattina, con la sua bicicletta andava forse a comprare il pane. Lei la vedevo meno».

Una vita apparentemente normale: lui in pensione, lei per scelta casalinga con una passione smisurata per il prossimo. Oltre ad aver accudito la mamma durante la sua malattia, ora si occupava del papà e anche di una zia, una sorella della mamma, residente a Milano. «Negli ultimi tempi l’avevo sentita stanca — spiega Giuseppe Valsecchi, un cugino — Mi aveva chiesto se potevo seguire io alcune questioni per la zia ma, quello che mi ha colpito, è che alla fine della telefonata si è messa a piangere».

Il piccolo paese al confine tra l’hinterland milanese e il Pavese è incredulo. Nessuno riesce a capacitarsi che un simile gesto sia potuto accadere proprio lì, dove la vita scorre lenta e tranquilla. «Quando la sua vicina di casa, questa mattina ci è venuta a chiamare — spiegano Lucia Sodano e Bruno Scoccia — siamo immediatamente corsi sul posto e ci siamo trovati faccia faccia con il cadavere. Abbiamo subito chiamato i carabinieri, non siamo entrati in casa. In un primo tempo abbiamo perfino pensato a una rapina finita male, non abbiamo nemmeno immaginato un simile gesto. Poi ci hanno informato e siamo rimasti senza parole». Mentre l’appartamento è stato posto sotto sequestro, l’autopsia che verrà disposta oggi e le indagini dovranno fugare ogni dubbio sulla ricostruzione della tragedia

francesca.santolini@ilgiorno.net