San Giuliano, sedici anni per l’omicidio Izzo

L’ex badante 35enne è stato processato in abbreviato per il delitto avvenuto il 26 novembre 2017

Il luogo dell'omicidio

Il luogo dell'omicidio

San Giuliano Milanese (Milano), 10 gennaio 2019 - Dopo aver ucciso il suo ex datore di lavoro, aveva tentato la fuga. Il gip di Lodi ha condannato in primo grado J.C.D., 35 anni, a 16 anni di reclusione in abbreviato per l’omicidio di Antonio Izzo, il 71enne di San Giuliano Milanese, residente in via Verdi nella frazione di Borgolombardo, per cui lavorava come badante da circa un mese e mezzo. Per l’autore del delitto avvenuto il 26 novembre 2017, il procuratore di Lodi Domenico Chiaro aveva chiesto il massimo della pena: 30 anni di reclusione. Ma la richiesta non è stata accolta dal giudice. Il 35enne, che ai carabinieri di San Donato Milanese durante l’interrogatorio in caserma aveva ammesso di aver ucciso Izzo «perché non voleva essere licenziato», resterà in carcere a Lodi. Quella di Antonio Izzo, ex dipendente della stazione sperimentale dei combustibili di San Donato, da anni in pensione, che viveva da solo, non era stata una morte accidentale come apparso in un primo momento agli inquirenti.

A scoprire il cadavere, qualche ora dopo il delitto, era stato un giovane italiano che il giorno successivo il delitto avrebbe dovuto prendere servizio come nuovo badante. Il corpo del pensionato era riverso sul pavimento della camera da letto, composto e senza segni di violenza. Solo l’autopsia aveva permesso di chiarire che si trattava di un delitto. Le indagini della Procura di Lodi si erano subito concentrate sul salvadoregno che era stato arrestato nella notte il 5 dicembre 2017 dai carabinieri che erano andati a prelevarlo nella casa della cugina, a Milano, dove aveva vissuto nei giorni successivi all’omicidio. In tasca aveva già un biglietto aereo per riportarlo in patria. L’autore del delitto subito aveva fatto perdere le proprie tracce, prendendo con sé il cellulare, il tablet, monili e una macchina fotografica della vittima (poi ritrovati dai carabinieri nella borsa del salvadoregno). Era stata proprio l’assenza dei dispositivi a convincere i carabinieri che c’era qualcosa di strano. Decisiva l’autopsia sul corpo di Izzo, che aveva evidenziato lesioni interne nella gola della vittima, confermando l’ipotesi di omicidio.