Sanremo 2022, Checco Zalone e il monologo sulla transfobia. Che non convince

In un mix fra calabrese, italiano e pseudo portoghese l'attore chiude con una canzone ricca di luoghi comuni

Il monologo di Checco Zalone insieme ad Amadeus (Ansa)

Il monologo di Checco Zalone insieme ad Amadeus (Ansa)

"Tu volevi un altro Bugo eh? Non ti accontenti mai Amadeus": comincia così, dalla "piccionaia" dell'Ariston in mezzo al pubblico, il monologo di Checco Zalone. "Io voglio partire da qui, io amo il popolino" aggiunge. "Ho visto che piangono tutti qui" esclama riferendosi a tutti i personaggi che si sono commossi sin qui: Damiano David dei Maneskin, Gianni Morandi, Amadeus e, ultima in ordine di tempo, la co-conduttrice Lorena Cesarini. "Bella idea far doppiare Ornella Muti da Maria De Filippi". Poi ecco il monologo. In cui l'attore mescola temi già visti e sentiti. Peraltro decisamente meglio rispetto a quello che porta lui sul palco. "Sono Fiorenza, la fata di Cosenza. Vengo dai cieli, porto carrozze e tolgo peli": diciamo che non è proprio una comicità che stimola il cervello a ragionare. E alla fine ecco la canzone scritta per l'occasione di Sanremo 2022: "Almeno tu nell'universo" intonata in un portoghese decisamente maccheronico che racconta, anche in questo caso, una storia di transfobia. E, per non sbagliare, Checco Zalone cita anche Lapo Elkann. Così i luoghi comuni, vecchi e stantii, sono stati usati tutti.

Più divertente, anche se comunque meno rispetto ai brani proposti in passato, la canzone "finto trap" composta per l'occasione. "Poco ricco" è il titolo. Il tema trattato? I disagi che vive un giovane che ha la Playstation II quando in commercio c'è già la Playstation III. Irresistibile anche la sua esibizione nei panni del virologo Carrisi. Che un po' risolleva la sua serata.