I buoni libri che svelano le nostre inquietudini

La letteratura ha uno straordinario potere: dare corpo alle nostre inquietudini. E i buoni libri sono un racconto della ricerca di sé, delle radici della propria storia e della sostanza dell’identità

Milano, 1 settembre 2019 - La letteratura ha uno straordinario potere: dare corpo alle nostre inquietudini. E i buoni libri sono un racconto della ricerca di sé, delle radici della propria storia e della sostanza dell’identità. Un viaggio nel profondo della memoria, ben consapevoli che, senza, non si sarà nemmeno futuro. Ne è testimone Mathilde Monney, una giovane giornalista svizzera, protagonista di “La vita segreta degli scrittori” di Guillame Musso, La nave di Teseo. E’ arrivata nell’isola di Beaumont, al largo delle coste mediterranee, per cercare di chiarire il mistero del silenzio di Nathan Fawles, scrittore un tempo famoso, ritiratosi nell’isola vent’anni prima, al culmine del successo, senza più scrivere una parola. Cosa c’è dietro tanto rabbioso isolamento? Il ritrovamento del cadavere d’una donna, assassinata come in un rito magico, mette in subbuglio Beaumont, chiusa dalle autorità: nessuno può uscirne, fino a che la vicenda non verrà chiarita. Mathilde e Nathan, in un clima di paure crescenti, si incontrano, si scontrano, intravvedono i riflessi d’antiche storie che li coinvolgono. E il disvelamento dei legami è drammatico, sorprendente, doloroso. Musso è maestro d’atmosfere sospese, colpi di scena, false piste, confronti taglienti. E anche in questo libro si rivela capace d’usare parole affilate, costruire giochi di specchi, rivelare l’ambiguo gioco della verità.

Lo sa fare bene, naturalmente, anche George Simenon. Nelle pagine de “Il sospettato”, Adelphi, mette in scena le inquietudini di Pierre Chave, anarchico, rifugiato in Belgio per sfuggire alla galera francese, quando scopre che i suoi compagni di fede stanno preparando un attentato in una fabbrica d’aerei alla periferia di Parigi. La lotta politica, per lui, è scontro acceso con il potere, ma nei confini della battaglia di idee, senza cedere alla violenza, al fascino dell’azione sanguinosa esemplare. E si mette in movimento, spinto da una determinazione ferrea, per evitare l’attentato. Nemiche gli sono le polizie di Belgio e Francia, ma anche i nuovi leader del gruppo ribelle di cui era stato riferimento essenziale. Deve bloccare l’azione di morte. Ma non tradire gli antichi compagni. E salvare la sicurezza della famiglia che s’è costruita. Un sentiero stretto, quasi impossibile. Eppure... La verità sta nell’avere finalmente una piena misura di sé. Eccolo, il percorso della consapevolezza. Che anima tutta la vita di Jean Serjeant, protagonista di “Guardando il sole”, di Julian Barnes, Einaudi. Le domande d’una bambina curiosa, che non diffida delle bugie degli adulti. L’inquietudine d’una ragazza che s’affida con troppa fiducia all’amore. La presa di coscienza d’una donna adulta che si rivela madre capace e lucida viaggiatrice in cerca del senso delle “meraviglie del mondo”. Vita sorprendente, nel dopoguerra, lungo il corso del Novecento. E romanzo di formazione continua, ennesima prova della capacità di Barnes di dare voce ai sentimenti della più intensa umanità.