Sesto, il Comune vende le farmacie

All’asta il 100% delle quote. Si punta a incassare circa 14 milioni

L’azienda conta 10 punti vendita e il magazzino all’ingrosso

L’azienda conta 10 punti vendita e il magazzino all’ingrosso

Sesto San Giovanni (Milano), 30 giugno 2018 - Con una maggioranza trasversale, il consiglio comunale ha deciso la vendita del 100% delle quote delle Farmacie srl. Il Comune, oggi socio unico della società a responsabilità limitata, rimette sul mercato le partecipazioni di un’azienda che conta 10 punti vendita (quasi la metà di quelli presenti sul territorio) e il magazzino all’ingrosso, il cui affido di ramo d’azienda è in scadenza. Fondata nel 1955 da Abramo Oldrini come azienda speciale, nel 2014 era stata trasformata in srl con 100mila euro di capitale sociale e un conferimento di 2 milioni di immobili, oltre alla liquidità per risanare il buco. Un’operazione salvataggio, dopo il default del 2012. L’aula ha deciso la modifica dell’articolo 7 dello Statuto, eliminando l’obbligo di mantenimento della maggioranza delle quote dal parte del Comune. Una decisione presa davanti ai dipendenti, che hanno ribadito il no alla vendita. Nei mesi scorsi la perizia giurata dello studio Pessina Oggioni & Partners ha stimato il valore della srl in 12.322.397 euro, che sarà la base, soggetta a rialzo, dell’asta pubblica: si aggiudica alla migliore offerta, se ritenuta soddisfacente.

Una clausola obbliga all’assorbimento del personale con le stesse garanzie contrattuali e il mantenimento della dotazione organica. Un cambio di passo nella politica economica pubblica, che ha visto favorevole la maggioranza e le civiche di opposizione e contrari Pd e M5S. "Finisce l’epoca giolittiana delle farmacie e un’impostazione primo novecentesca che si è trascinata a Sesto fino a oggi. Il Comune smette di assumere un ruolo imprenditoriale e restituisce l’impresa alla sua destinazione naturale: il libero mercato", sottolinea Sandro Piano, Lista Popolare X Sesto. "La vendita prescinde dal fatto che oggi la srl produce utili. Gli ultimi anni hanno visto un grosso default e i sestesi hanno contribuito fortemente in termini tributari e fiscali per il ripiano di una società occupata per anni dalla politica. Chiudiamo un capitolo fallimentare per questa città. Per stare sul mercato c’è bisogno di investimenti che comunque la srl non è in grado di sostenere".

A favore anche Stefania Di Pietro di Sesto al primo posto. "Interesse collettivo e dei dipendenti non deve essere in antitesi. La vendita delle quote comporta il passaggio della proprietà con tutti gli elementi costitutivi, come i contratti di lavoro che non possono essere interrotti nonostante il cambio di governance". Il Pd aveva chiesto il mantenimento del 20% delle quote, esprimendo "preoccupazione sui livelli occupazionali, retributivi, sulla continuità dei punti vendita, preziosi presidi sociosanitari". Per la grillina Serena Franciosi "se il Pd avesse voluto salvaguardare l’azienda pubblica non l’avrebbe trasformata in srl. Avevamo pronosticato come sarebbe finita".