Bike sharing nell'hinterland, addio al progetto unico per 86 Comuni

I municipi, se vorranno il loro circuito, dovranno procedere in autonomia

 Per aspettare il piano unitario Sesto aveva accantonato una proposta precedente

Per aspettare il piano unitario Sesto aveva accantonato una proposta precedente

Sesto San Giovanni (Milano), 12 ottobre 2018 - Bike sharing addio. Almeno quello unitario, che doveva collegare Milano a 86 Comuni che avevano aderito alla manifestazione di interesse lanciata da Città Metropolitana. Così non sarà e i municipi, se vorranno il loro circuito, dovranno procedere in autonomia. A comunicarlo tramite lettera è stata Siria Trezzi, consigliere di città Metropolitana con delega alla Mobilità. All’avviso pubblico del 2017 avevano risposto 4 operatori, ognuno per la messa in strada di una flotta di 3mila biciclette. Tra gennaio e aprile, però, tre su quattro si sono tirati indietro: solo Ofo Uk Limited non ha ritirato la candidatura, proponendo di aumentare la flotta a 6mila due ruote.

«Per ottenere autorizzazione a mettere in strada le bici sui Comuni aderenti, l’operatore avrebbe dovuto versare una cauzione a Città Metropolitana e gli oneri per l’occupazione di suolo pubblico al Comune di Milano – scrive Trezzi – A oggi questi versamenti non sono stati effettuati né sono state espletate le pratiche necessarie per l’avvio. Pertanto non è possibile dar seguito all’attuazione dell’avviso pubblico». Il bike sharing a flusso libero, esteso su tutto il territorio del capoluogo, sull’hinterland e anche sui Comuni non direttamente confinanti con Milano, muore così nella culla. Possibile che a scoraggiare gli operatori, si legge nel documento, sia stata la mancanza di adesione totale al servizio. In ogni caso, «lasciamo ai Comuni la possibilità, di procedere in maniera autonoma sul proprio territorio», conclude Trezzi.

Che ciascuno si arrangi, insomma. Per Sesto un doppio colpo: per aspettare il progetto unitario, si era accantonata una proposta che era arrivata in precedenza. «Molti mesi fa avevamo raggiunto un’intesa con un operatore e avevamo fatto un passo indietro nel tentativo, condiviso, di fare rete e sistema tra enti – commenta l’assessore all’Urbanistica Antonio Lamiranda, che chiede a Trezzi di rimettere le deleghe – Ora ci viene detto di fare l’opposto lasciando 86 Comuni abbandonati a se stessi. Abbiamo perso tempo e occasioni. Siamo costretti a ricominciare tutto dall’inizio e nel frattempo molte cose sono cambiate sul territorio». «Così, Città Metropolitana non ha senso di esistere ancora, il suo ruolo è stato svuotato», denuncia il sindaco Roberto Di Stefano.