Sesto San Giovanni, 1 ottobre 2012 - "Non sono convinto fino in fondo della robustezza di questi atti della Procura di Monza, leggo in essi informazioni non complete e persino logiche improbabili e inspiegabili. Da cittadino sono perplesso e preoccupato, al punto da intravedere il rischio che la magistratura giudicante, in cui nutro la massima fiducia, non riceva una ottimale condizione per la conoscenza e la valutazione dei fatti’’. Sono queste le parole di Piero Di Caterina, una delle 22 persone per le quali la Procura di Monza ha chiesto oggi il processo.


‘’Emerge la prova provata - prosegue - che chi si assume l’onere di raccontare la verita’ in questo Paese corre il rischio di pagare un prezzo altissimo. E’ necessario a questo punto - conclude - pensare di pubblicare ragionamenti alternativi a quelli che media e magistratura inquirente stanno facendo passare affinche’ l’opinione pubblica possa meglio comprendere’’.  

PENATI A PROCESSO- La Procura di Monza ha chiesto al Gup il processo per Filippo Penati, ex sindaco di Sesto San Giovanni, e altre venti persone tra cui l'allora suo braccio destro Giordano Vimercati. Le accuse contestate dai pm Walter Mapelli e Franca Macchia, titolari del fascicolo, sono corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti nell'indagine su un presunto giro di tangenti sulle aree ax Falck e Marelli. L'udienza preliminare, ancora da fissare, si terrà davanti al gup Giovanni Gerosa.

Il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni ha detto: "Auguro veramente di cuore a Filippo Penati di poter dimostrare chiaramente e rapidamente la propria innocenza ed estraneità ai fatti, come ha sempre sostenuto".

 

PENATI: "SONO INNOCENTE, RITO IMMEDIATO" - "Voglio che si vada subito a processo, per questo intendo chiedere il rito immediato". Si è espresso così in una nota Filippo Penati dopo la richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Monza. "Già dai prossimi giorni - ha aggiunto - con i miei avvocati valuteremo le condizioni per chiederlo". "Ora - ha detto ancora - potrò difendermi nel processo. Lo farò con tutte le mie forze e con la determinazione di cui sono capace, perchè sono certo della mia correttezza". Poi l'ex sindaco della Stalingrado d'Italia ribadisce la sua "totale estraneità" ai fatti a lui contestati.

"Non ho mai ricevuto illecitamente - afferma - denaro dagli imprenditori, nè per me, nè per i partiti di cui ho fatto parte. Non ho conti correnti all’estero. I risultati dell’inchiesta che mi riguarda confermano che non c’e traccia, nonostante si sia favoleggiato di decine di miliardi, di una sola lira o di un solo centesimo di euro che mi sia stato trasferito". Secondo Penati, "dopo due anni di indagini non ci sono novità rilevanti rispetto alle ipotesi accusatorie iniziali. Contro di me, da oltre un anno, si riversano sempre le stesse accuse e si ricordano gli stessi fatti, spesso amplificati dalla polemica politica. Accuse e fatti, che risalgono a 12 anni fa, e continuano a ruotare solo intorno alle dichiarazioni di due imprenditori, a loro volta indagati, rilasciate per coprire passaggi di denaro tra loro, anche su conti svizzeri o lussemburghesi, poco trasparenti".

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GLI ALTRI INDAGATI - Il fascicolo di Macchia e Mapelli riguarda nello specifico 22 persone e una società, la Codelfa. Oltre che per Penati e Vimercati, i pm hanno chiesto il processo per l'ex segretario generale della Provincia Antonino Princiotta, l'imprenditore Piero Di Caterina, il vice presidente del Consorzio Cooperative Costruttori Omer Degli Esposti, l'amministratore del gruppo Gavio Bruno Binasco, l'architetto Renato Sarno, l'ex amministratore delegato di Milano Serravalle Massimo Di Marco, l'ex presidente di Bpm Massimo Ponzellini e il presidente della Banca di Legnano Enrico Corali, i due imprenditori Enrico Intini e Roberto De Santis, Agostino Spoglianti, ai vertici del gruppo Sina e Marco Gadaleta e Paolo Golzio amministratori di Energia e Territorio e di Energrid. Questi ultimi fanno parte di coloro che hanno versato contributi in modo irregolare a ''Fare Metropoli'' l'associazione definita ''mero schermo destinato ad occultare la diretta destinazione delle somme'', per un totale di 360 mila euro, a Penati in vista delle elezioni provinciali e regionali del 2009 e del 2010.

 

I FILONI DELL'INCHIESTA - Secondo l'accusa ci sarebbero stati pagamenti per agevolare il rilascio di alcune concessioni o per impostare, secondo criteri determinati, il piano di governo del territorio (Pgt) in riferimento alle due aree che avevano ospitate la Falck e la Ercole Marelli.

Nel primo caso le presunte irregolarità riguardano il piano di lottizzazione e la sua approvazione e adozione dal consiglio comunale. Nel secondo, oltre al piano di lottizzazione ci sarebbero state irregolarità sulle concessioni edilizie.  L'indagine ha avuto un'accelerazione l'estate dello scorso anno soprattutto dopo le dichiarazioni di Giuseppe Pasini, imprenditore, che si è presentato spontaneamente ai magistrati milanesi raccontando di essere stato vittima di soprusi da parte degli amministratori locali di Sesto San Giovanni che si sono succeduti a partire dal 2000-2001. L'inchiesta è poi stata trasferita da Milano a Monza.

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Sotto la lente di Gerosa finiranno anche l'episodio della restituzione per conto di Penati a Di Caterina di una presunta mazzetta da due milioni mascherata da caparra per un fittizio contratto di compravendita di un immobile; il capitolo che riguarda il Sitam, il sistema integrato tariffario dell'area milanese; le irregolarità che riguardano la realizzazione della terza corsia della Milano-Serravalle; e i finanziamenti all'associazione Fare Metropoli definita dai pm nell'avviso di conclusione delle indagini "mero schermo destinato a occultare la diretta destinazione delle somme" a Penati per le sue ultime due campagne elettorali.

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LE REAZIONI - "Quelle che fino a ieri erano battute ironiche, da oggi diventano pesantissime accuse e, sulla base di quanto richiesto dalla Procura di Monza, possiamo tranquillamente dire che, se nel Lazio c'era un Batman, a Sesto San Giovanni, storica roccaforte del Pd, operava la Banda Bassotti". Antonio Lamiranda, consigliere comunale del Pdl a Sesto San Giovanni, commenta così la richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Monza. "A tutti i sestesi - aggiunge Lamiranda - piacerebbe ascoltare un commento di Bersani anche sul 'caso-Penati', visto che è stato tanto loquace su quanto accaduto nel Lazio. Intanto il Pdl stasera in Consiglio Comunale chiederà ufficialmente di istituire una commissione consiliare d'inchiesta amministrativa sul Sistema Sesto. Vedremo se e chi sarà della partita".

"Apprezziamo la decisione di richiedere il rito abbreviato, ma in questo particolare momento alla politica sono richiesti gesti esemplari. Dopo la notizia della richiesta di rinvio a giudizio sarebbe quindi più auspicabile una conseguente presa d'atto più forte e significativa per ridare alla politica quel surplus di dignità che merita''. Lo afferma in una nota il capogruppo dell'Udc al Consiglio regionale della Lombardia, Gianmarco Quadrini, in merito alla richiesta di rinvio a giudizio per Filippo Penati. ''Noi - conclude Quadrini - continuiamo a credere che in Lombardia serva un cambio di passo e che lo schema bipolare che ha contrapposto Penati e Formigoni alle scorse regionali abbia fallito''.