Sesto San Giovanni, 25 giugno 2012 - Nonostante la chiusura indagini per l’ex vicepresidente del Consiglio regionale Filippo Penati e altri 22 tra imprenditori, funzionari e società, l’inchiesta della Procura di Monza, su un presunto sistema di tangenti, appalti truccati e finanziamento illecito ai partiti, è tutt’altro che esaurita. Anzi, la maxi-inchiesta: perché sono già 47 i nomi finiti nel registro degli indagati e altri se ne potrebbero ancora aggiungere.

Nei sedici faldoni che racchiudono oltre 14mila pagine di interrogatori, testimonianze, intercettazioni telefoniche, accertamenti bancari, rogatorie internazionali, informative della Guardia di finanza di Milano e perizie, ben 1.115 pagine sono state secretate, segno che prosegue il lavoro dei pubblici ministeri Walter Mapelli e Franchia Macchia.
In particolare nel faldone 7 mancano la seconda relazione e altre parti di quelle successive scritte dal consulente tecnico Roberto Pireddu, a cui i pm hanno chiesto una perizia su incarichi e appalti della società Serravalle, nonché sulla compravendita delle azioni: l’operazione con cui nel 2005 la Provincia, allora guidata da Penati, acquistò il 15 per cento delle quote dell’autostrada detenute dal gruppo Gavio, al triplo del prezzo da questi pagato, permettendo così al costruttore di guadagnare 179 milioni di euro.

Insomma, c’è ancora tanto da scavare per i pm monzesi che hanno lavorato all’inchiesta, cercando di chiudere le indagini anche per stralci. Uno dei filoni, quello riguardante le trasformazioni urbanistiche sestesi e le presunte mazzette, che sarebbero state nascoste sotto la voce «oneri conglobati», è già a processo.

Gli avvocati di tre degli imputati, l’ex assessore all’Edilizia privata Pasqualino Di Leva, l’ex responsabile dello Sportello unico comunale Nicoletta Sostaro e l’architetto Marco Magni, stanno perfezionando un patteggiamento a una pena di un anno e dieci mesi, con la condizionale, e un risarcimento tra i 100mila euro (per i primi due) e i 500mila euro (per il libero professionista).

A processo anche l’ex proprietario delle aree Falck e Santa Giulia Luigi Zunino e il suo legale Giovanni Camozzi, che hanno sollevato eccezione di competenza territoriale, ritenendo di dover essere giudicati dal tribunale di Milano; e i due imprenditori sestesi Piero Di Caterina e Giuseppe Pasini che, con le loro accuse, hanno dato il via alle indagini della Procura.

La maxiinchiesta è gemmata a Milano, da quella sui fondi neri di Santa Giulia: Di Caterina, convocato in Procura nel giugno di due anni fa per dare conto di alcune fatturazioni, non solo ha risposto alle domande dei pm, ma ha consegnato un memoriale che ricostruiva gli intrecci affari-politica, partiti da Sesto San Giovanni. Di lì a poco, si presentava anche Pasini. Dopo sei mesi la procura di Milano ha trasferito i suoi dieci faldoni di atti a Monza, per competenza.
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