Ciro Grillo e gli altri: quando i figli mettono nei guai i papà (e le mamme) politici

Truffe, favori e terrorismo: fra condanne e assoluzioni la prole è spesso stata fonte di grattacapo

Riccardo Bossi, figlio del fondatore della Lega Umberto

Riccardo Bossi, figlio del fondatore della Lega Umberto

Le colpe dei padri non ricadono sui figli. Ma quelle dei figli possono ricadere sui padri? E' nutrita la galleria dei "pargoli" combinaguai - o comunque accusati per qualche magagna - che hanno segnato la storia della politica italiana. Dal caso Montesi, una delle vicende di cronaca nera più seguite nell'Italia dell'immediato dopoguerra, alle accuse di stupro rivolte a Ciro Grillo, l'atletico figlio del garante del Movimento 5 Stelle, difeso a spada tratta da papà Beppe e mamma Parvin. 

Il caso Montesi e Piero Piccioni

Piero Piccioni, classe 1921, noto pianista jazz e figlio del vicepresidente del consiglio Attilio Piccioni, fra i notabili della Democrazia cristiana anni '50, finisce nelle maglie del caso Montesi, dal nome di Wilma Montesi, giovane aspirante star del cinema trovata morta sulla spiaggia di Torvaianica, litorale romano, nell'aprile del 1953. Piero Piccioni fu sospettato di aver portato in questura gli indumenti mancanti della ragazza morta o, comunque, di essere coinvolto nella morte di Wilma. Le accuse nei suoi confronti in seguito caddero, ma la carriera politica del padre fu compromessa dalla vicenda.

Il terrorista che si dissociò

Risale agli anni di piombo, invece, la vicenda di Marco Donat Cattin, figlio dell'ex ministro Carlo Donat Cattin, esponente della sinistra democristiana. Soprannominato Comandante Alberto, Marco Donat Cattin fu fra i responsabili dell'organizzazione terroristica di estrema sinistra Prima Linea. Fra gli omicidi a cui partecipò c'è quello del magistrato Emilio Alessandrini, assassinato nel gennaio del 1979. Non appena si seppe del ruolo del figlio nella banda armata, Donat Cattin padre si dimise da ogni incarico occupato. Dissociatosi da Prima Linea, il Comandante Alberto trovò una morte tragica, venendo investito nel giugno '88 in autostrada mentre, sceso dall'auto, segnalava agli automobilisti di rallentare per un incidente appena avvenuto

Il pilota e la trota

Il fondatore della Lega Umberto Bossi ha dovuto fare i conti con vicende che hanno riguardato addirittura due suoi figli. Riccardo Bossi, figlio del primo matrimonio con Gigliola Guidali, ha ricevuto tre condanne con l'accusa di truffa. A Riccardo, già pilota di auto da corsa nei campionati minori, sono state contestate spese illecite con i rimborsi elettorali, il mancato pagamento di gioielli in una boutique di Busto Arsizio e l'acquisto "a scrocco" di pneumatici per l'Audi. Renzo Bossi, ex consigliere regionale, figlio di Manuela Marrone che con il senatùr fondò la Lega, finì con il padre nella rete dello scandalo rimborsi elettorali (per lui condanna in primo grado con l'accusa di peculato, si sarebbe fatto rimborsare, fra l'altro, gomme da masticare, patatine e una macchina per individuare gli autovelox) e fu accusato di aver comprato una laurea in Albania. Oggi, dopo un timido tentativo di affermarsi come influencer, fa l'agricoltore insieme a un fratello.

Sulle orme di Tonino

Guai familiari anche per Antonio Di Pietro, un simbolo tricolore di onestà, con la sua attività di pm anti-tangenti nel pool Mani Pulite. Il figlio Cristiano, consigliere regionale in Molise per l'Italia dei Valori, il partito fondato da papà, fu indagato dopo essere stato intercettato nell'ambito di un'indagine anti-corruzione nel 2009. Nelle telefonate sembrava chiedere favori e agevolazioni ad alcuni dei sospettati. Di Pietro junior si dimise dal partito. In seguito uscì pulito dalla vicenda. Nel 2016 la condanna della Corte dei Conti a restituire 45mila euro di fondi ai partiti che sarebbero stati indebitamente utilizzati.

 

Il groviglio Cancellieri

Annamaria Cancellieri, ministro della Giustizia nel governo presieduto da Enrico Letta, finì nell'occhio del ciclone nel novembre 2013, venendo accusata di aver esercitato pressioni con il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria perché venisse scarcerata la figlia dell'amico Salvatore Ligresti, potente costruttore siciliano, indagata per una presunta falsificazione di bilanci societari. La vicenda portò a un'accusa nei confronti del Guardasigilli per presunte dichiarazioni false ai pm, poi archiviata nel 2013. Corsi e ricorsi, nel 2016, si è saputo che il figlio di Cancellieri, Piergiorgio Peluso, è stato indagato con l'accusa di bancarotta in concorso in relazione al fallimento di una delle aziende della holding Ligresti.

 

Il Rolex e le dimissioni

Fu costretto a dimettersi dall'incarico di ministro alle Infrastrutture nel 2015 Maurizio Lupi, oggi esponente di Noi con l'Italia, quando fu diffusa la notizia che il figlio Luca, ingegnere neolaureato, avesse ricevuto in dono un Rolex da un imprenditore indagato in una storia di presunti traffici sui grandi appalti. Non solo. Al figlio del politico milanese, si disse, erano stati anche affidati alcuni incarichi professionali. Tutte le accuse, in seguito, caddero. Ma Lupi non torno alla guida del ministero.