Tragedia funivia Mottarone, l’abbraccio dell’asilo: "Eitan, entusiasmo e tanta curiosità"

Pavia, la direttrice: si vede che era seguito bene dalla famiglia. Escluse lesioni gravi, medici fiduciosi

La funivia del Mottarone precipitata

La funivia del Mottarone precipitata

Pavia, 25 maggio - «È un bambino pieno di entusiasmo, ha voglia di imparare e di conoscere, si vede che era seguito da una famiglia giovane e positiva". Madre Paola Canziani, direttrice dell’Istituto Maddalena di Canossa in corso Garibaldi a Pavia, parla così del piccolo Eitan, 5 anni, l’unico sopravvissuto della famiglia di origini israeliane ma ormai pavese d’adozione, distrutta dalla tragedia della funivia Stresa-Mottarone. Dall’ospedale infantile Regina Margherita di Torino, gli aggiornamenti di ieri sulle sue condizioni fanno ben sperare: non avrebbe riportato danni cerebrali o al midollo, la risonanza magnetica ha escluso lesioni gravi e i medici paiono fiduciosi, anche se la prognosi resta prudenzialmente riservata. Se è sopravvissuto lo deve all’abbraccio del padre, così forte da proteggerlo fino all’impatto.

All’istituto delle Canossiane è iscritto al terzo anno di asilo e già era stato pre-iscritto per il prossimo anno alla prima elementare, nell’istituto frequentato anche dalla cuginetta, la figlia della sorella di Amit Biran, 30enne morto con la moglie Tal Peleg Biran, 26enne, e il figlio più piccolo, Tom Biran, 2 anni compiuti a marzo. Sulla funivia insieme a loro sono morti anche Itshak Cohen, 81enne, nonno di Tal Peleg, e la moglie Barbara Konisky Cohen, 71enne, entrambi residenti in Israele, ma partiti da Pavia per la gita in famiglia finita in tragedia. Amit era arrivato nel capoluogo pavese nel 2015 e si era immatricolato all’Università nel 2016. "Aveva dato fiducia al nostro Paese, un Paese che lo ha tradito – dice Jacopo Lo Giudice, rappresentante degli studenti di medicina in senato accademico –. Amit aveva scelto di seguire il corso Golgi in lingua italiana in un’Università d’eccellenza. Ora vogliamo giustizia per il nostro collega". Un ragazzo d’oro, così viene descritto il 30enne diligente, impegnato e interessato. "Amit ha cominciato il suo percorso dopo tre anni di servizio militare in Israele – aggiungono i colleghi del giovane –. Studiava molto e portava avanti la famiglia che aveva formato e stava crescendo in Italia. Poi nei fine settimana lavorava come guardia in una scuola ebraica a Milano".

"A nome della comunità accademica e studentesca – sottolineano il rettore Francesco Svelto e il presidente della facoltà di medicina Marco Benazzo – esprimiamo cordoglio e commozione per la tragica scomparsa di Amit Biran e della sua famiglia". Ma gli studenti vogliono ricordare il collega scomparso quando stava cominciando a vedere il traguardo della laurea. "Vogliamo ricordare Amit – anticipa Lo Giudice – dedicandogli un’aula di medicina oppure intitolandigli una borsa di studio. Ne parleremo presto con il rettore per rendere onore a uno studente modello e un ottimo padre". Ai medici che Amit frequentava alla Maugeri dove svolgeva il tirocinio aveva confidato che stava pensando di tornare in Israele dove la moglie Tal che aveva studiato psicologia avrebbe avuto più possibilità di realizzarsi. "Per la morte di Amit, Tal e del piccolo Tom indirò il lutto cittadino – fa sapere il sindaco Fabrizio Fraccassi –. Pavia è una comunità ferita". E a pochi chilometra, a Santa Cristina e Bissone, il dolore è per la dottoressa Roberta Pistolato che per più di un anno era stato medico condotto in paese e ora sostituiva il collega Dario Caracci in ferie a Cavacurta nel Basso Lodigiano. "Disponibile, affabile e professionista seria", la ricorda il sindaco Elio Grossi.