Burago Molgora, 9 gennaio 2012 - Sono più di 80 le mamme-coraggio. Madri di tutta Italia che chiedono giustizia per i loro figli morti - uccisi, dicono loro - sulla strada. Vogliono che il Parlamento voti la proposta di legge che istituisce il reato di omicidio stradale. Alla testa del movimento c’è lei: mamma Croce.

Crocefissa Castiglia che solo due mesi fa ha dovuto seppellire il suo Matteo, a 20 anni, dopo 16 mesi di sofferenza. La vita del ragazzo di Burago Molgora è finita quando un’auto a luglio 2010 lo ha falciato mentre era seduto con la fidanzata al tavolino di un bar di Lecco. Croce ha incontrato le altre mamme su internet, su facebook, partecipando a dibattiti e manifestazioni per ricordare le vittime della strada:

«Siamo ottanta - dice -, testimoni di una strage che ogni anno è come se cancellasse un intero paese». Le unisce un dolore immenso: la perdita dei loro figli. Ragazzi e ragazze morti perché qualcuno correva troppo in macchina e non ha rispettato le regole della strada. Come è successo a Matteo Lanasa, il figlio di Croce.

O ad Andrea De Nando, morto a 15 anni a Peschiera Borromeo, falciato da un’auto davanti agli occhi del fratello gemello Christian il 21 gennaio 2011 mentre usciva dall’oratorio alle sei del pomeriggio. Anche la sua mamma Elisabetta Cipollone chiede pene esemplari: «L’Italia è il Paese in cui coloro che compiono reati contro il patrimonio stanno in galera, e chi invece ammazza e quindi compie reati contro la persona è libero come un fringuello senza che la legge latitante sia in grado di punirlo».

Come lei la pensano anche le altre mamme - lombarde, abruzzesi, calabresi, emiliane - che rivendicano il diritto ad ottenere giustizia: «Mi batterò fino alla fine perchè questo avvenga - dice Croce -. L’ho promesso a Matteo in punto di morte. Non mi fermerò. Mio figlio è sottoterra e chi lo ha ucciso non ha fatto neppure un giorno di galera. E a Capodanno era li a brindare, mentre io non avevo neppure la forza di fare un sorriso alle mie due figlie e mio marito. Non cerco vendetta, ma giustizia. So già che con la legge attuale non l’avrò. Così come non l’avranno tutte le altre mamme come me».

Il 25 aprile andranno tutte in udienza dal Papa: «Chiederemo al Santo Padre una parola di conforto, ma anche un aiuto nella battaglia che portiamo avanti. Sarebbe importante che ne parlasse, magari durante l’Angelus».