Burago di Molgora, 7 ottobre 2011 - Era un ragazzo che scoppiava salute Matteo. Prima che 15 mesi fa, a luglio, un’auto gli piombasse addosso davanti ad un bar di Lecco mentre, seduto al tavolino, beveva una Coca Cola con la sua ragazza.

Tre operazioni alla testa, 9 mesi di riabilitazione. Quattro mesi fa, a maggio, è ritornato a casa, accudito da mamma Croce. Ma il suo calvario non è finito. Oggi Matteo la Nasa ha 20 anni. La madre, che dopo l’incidente ha smesso di lavorare, racconta quello che lui, forse, vorrebbe dire e non può più dire. Perchè Matteo non parla, non cammina, viene alimentato con la cannula.

È come un bambino indifeso che ha bisogno di tutto l’amore degli altri. In termini medici è in coma vegetativo: «Dio mi ha fatto la grazia di ternerlo in vita. Poterlo avere qui, accarezzarlo, è già molto. Ora deve fare un altro miracolo. Permettergli di parlare e muovere le mani. Renderlo autosufficiente». Lei, fervente cattolica, in questa lotta impari usa le uniche armi che ha: la fede, la speranza e l’amore.

L’amore di mamma Matteo ha lo sguardo vivo. Dietro il quale scorrono pensieri e immagini che non può raccontare. Ha perso 30 chili durante la sua via crucis. È un ragazzo tosto. Per questo in tanti sono coinvinti che ce la possa fare. Robusto, oltre che buono, generoso, simpatico. Un vero atleta. Ha giocato a pallone, nella Buraghese, dai 5 anni fino all’incidente. L’anno scorso sarebbe entrato in prima squadra.

 

La casa di via del Buraghino, a Cascina Beretta, è stata riorganizzata per accoglierlo. Il soggiorno è diventato la sua nuova camera. Grande abbastanza per farci stare la carrozzella, il suo letto, quello dove dorme la mamma e uno per il papà. Perché se di notte sta male devono essere in due ad accudirlo. Adesso papà Saverio, impiegato in una ditta di Bellusco, gli sta costruendo pure una piccola palestra. Fuori, nel giardino, i genitori hanno messo la statua della Madonna che il 21 agosto sono andati a prendere a Lourdes.

Le hanno costruito anche la grotta attorno: «Pietre che sono andati a cercare nel letto del fiume sulla montana bergamasca». C’è tanto amore in questa famiglia di Burago. Ma anche tanta sete di giustizia. Oggi i genitori porteranno Matteo a Lecco, dove davanti al giudice di Pace, si svolgerà la prima udienza del processo contro il ragazzo di 21 anni che l’ha ridotto in queste condizioni.

Non per esibire un corpo. Non per dare spettacolo. «Solo perchè è giusto che anche lui sia presente - spiega mamma Croce - Se avesse potuto parlare, me lo avrebbe chiesto lui stesso di venire. Questa storia ha cambiato la nostra vita, l’abbiamo sempre affrontata insieme. Sarà così anche al processo». Chi lo ha investito dovrà rispondere di lesioni colpose gravissime. Trattandosi però di incidente stradale, secondo l’ordinamento della giustizia italiana non sarà il Tribunale ad occuparsene, ma il Giudice di Pace: «Mi sembra che si sia sminuito il nostro dolore».