Lecco, 6 ottobre 2011 - Sognava di terminare le superiori e poi diventare cuoco. Invece si trova in uno stato di coma vegetativo permanente ed è costretto su una sedia a rotelle. Il respiro autonomo, il movimento impercettibile degli occhi e della testa sono i residui segnali di una pur minima presenza di vita.

Una vita che per Giuseppe Matteo Lanasa - 20 anni, di Vimercate - si è fermata il 18 luglio del 2010 quando è stato travolto mentre si trovava a un tavolino del ristorante bar Caminetto. Era salito in località Versasio per passare una piacevole serata insieme alla fidanzata di Galbiate e ai genitori di lei, che hanno un’attività in città.

 

La Peugeot 207 era piombata dall’alto. Alla guida D.V. - 21 anni, di Lecco - che scendendo dal piazzale della funivia aveva perso il controllo del mezzo uscendo di strada proprio sul tornante che sovrasta il ristorante. L’auto, dopo aver carambolato contro un albero, aveva centrato in pieno Giuseppe procurandogli oltre a varie lesioni interne, un grave trauma cranico commotivo.

La madre della fidanzata se l’era cavata con la frattura di una vertebra e una prognosi di 90 giorni. La perizia redatta dall’ingegner Domenico Romaniello nominato dal tribunale è tranciante: l’imputato scendeva per via Prealpi a 89 chilometri all’ora (limite consentito 50), ha perso il controllo del mezzo, ha travolto il guard-rail e dopo un volo di 32 metri è piombato sui tavolini del ristorante. Nella mattinata di domani si apre il processo al giovane lecchese, imputato di lesioni colpose gravi e difeso dall’avvocato Stefano Pelizzari.

Si celebrerà davanti al Giudice di pace, Nicoletta Cossio (pm Rosa Valotta). «È difficile pensare che alla luce di conseguenze così gravi, il processo si celebri davanti a un giudice di pace - confessa l’avvocato Matteo Fumagalli, che difende gli interessi della parte lesa -. Ma questo è il nostro ordinamento, che non fa differenza tra un tamponamento a 60 all’ora e un fatto di questo genere, che poteva trasformarsi in una tragedia anche peggiore se si può».

 

Ancora più difficile farlo capire a «una famiglia distrutta, che chiede giustizia». Nel frattempo i genitori di Giuseppe, come ha già annunciato lo stesso avvocato Fumagalli, hanno intenzione di portare il figlio in aula all’udienza di domani.