Ucraina, primo processo per crimini di guerra al soldato russo che uccise un civile

La vittima era disarmata e il video era stato diffuso dalla Cnn. Anche la giustizia russa indaga su presunti crimini ucraini, interrogati 4.000 prigionieri

Una foto di  Mariupol pubblicata su Telegram dal consigliere del sindaco

Una foto di Mariupol pubblicata su Telegram dal consigliere del sindaco

Mariupol (Ucraina) -  Iniziato a Kiev il primo processo per crimini di guerra che vede alla sbarra il primo soldato russo, Vadim Shishimarin di 21 anni, accusato di aver ucciso un civile nella regione di Sumy. Shishimarin è accusato di «violazione delle leggi e dei costumi di guerra» e rischia l'ergastolo, sottolinea l'agenzia Unian ricordando che è il primo militare russo a comparire davanti a un tribunale ucraino. Secondo le indagini ucraine il 28 febbraio a Chupakhivka, nella regione di Sumy, l'imputato ha sparato alla testa di un civile che stava andando in bicicletta lungo il ciglio di una strada, parlando al telefono. L'uomo, 62 anni anni, è morto sul colpo a poche decine di metri dalla propria abitazione.

Inquirenti del Comitato investigativo della Russia hanno ispezionato numerosi edifici della città ucraina di Mariupol, fra i quali il teatro e rifugio di civili distrutto da un raid delle forze armate di Mosca lo scorso marzo, oltre ad aver interrogato 4mila soldati ucraini catturati. A riferirlo è stato il presidente dell’agenzia federale, Alexander Bastrykin, al termine di una riunione che si è svolta nella città di Donetsk, capoluogo dell’omonima regione orientale quasi completamente controllata da Mosca e sede di una auto proclamata repubblica filo russa. 

Il dirigente, rilanciato da media di Mosca come le agenzie Tass e Interfax, ha affermato che “investigatori hanno interrogato circa 4mila persone, inclusi più di 200 ufficiali” nell’ambito di “indagini sui crimini commessi dalle forze armate ucraine e da gruppi nazionalisti contro la popolazione civile e il personale militare russo”. Bastrykin, già vice procuratore generale della Russia, ha inoltre comunicato che gli inquirenti hanno visitato “più di 900 infrastutture civili di Mariupol”, il porto dell’Ucraina sud-orientale pure quasi completamente controllato dalla Russia, “compresi quattro ospedali cittadini, due scuole secondarie” e il teatro colpito lo scorso 16 marzo.

 Il bilancio delle vittime di quell’attacco, che secondo fonti ucraine sarebbe di diverse centinaia di persone, non è stato mai accertato. A differenza di quanto sostenuto da Kiev e da buona parte degli osservatori e dei media internazionali, Mosca afferma che la distruzione degli edifici di Mariupol colpiti dalle ostilità sia da attribuire a “nazionalisti ucraini”. Nella città proseguono i combattimenti attorno all’accaieria Azovstal, ultimo avamposto di soldati e para militari ucraini dove sarebbero asserragliati anche decine di civili secondo fonti di Kiev.

A inizio marzo anche la Corte penale internazionale con sede a L’Aia ha aperto un’indagine sui crimini commessi in Ucraina nel contesto della guerra in corso e a partire dal 2013, anno di inizio della crisi politica poi sfociata nel primo conflitto nel Donbass. Lo scorso aprile il capo procuratore del tribunale, Karim Khan, si è recato in Ucraina e nella aree nei dintorni di Kiev dove le forze armate russe avrebbero commesso violazioni e omicidi di massa.