Treviso, 7 luglio 2013 - Denim: ieri, oggi, domani, ossia il passato, il presente e il futuro di un settore che deve trovare nuove chiavi di lettura per affrontare con successo scenari in rapidissima evoluzione. Questa la tematica della tavola rotonda dal titolo Inspirations Overseas, promossa da Isko, in collaborazione con l'exclusive partner, Denim by Première Vision , nel Castello San Salvatore a Treviso, nel cuore di uno dei distretti italiani più importanti per la storia del denim.

Per l'occasione si sono dati appuntamento  interpreti di spicco del settore, come Elio Fiorucci, (fondatore di Fiorucci e Love Therapy) Adriano Goldschmied (fondatore di genius Group, fondatore di AG Adriano Goldschmied e Goldesign), Katharine Hamnett (fashion designer, former designer e membro di Genius Group), Scott Morrison (fondatore di 3X1), Vladimiro Baldin (product development and style coordination director di Diesel), Raffaello Napoleone (ceo di Pitti Immagine) e Philippe Pasquet (ceo di Première Vision), che hanno messo in luce le proprie esperienze, il proprio punto di vista legato al settore del denimwear e i consigli alle nuove generazioni, con la moderazione di Sebastiano Barisoni, giornalista di Radio24.

 

ISKO - Realtà di punta a livello mondiale nella produzione di tessuti in denim, Isko da sempre si dà da fare per promuovere la cultura del settore con iniziative che mirano alla contaminazione creativa fra i partner della catena produttiva. Molti sono stati gli incontri fino a oggi, volti all'analisi dei trend e all'individuazione delle soluzioni più idonee per l'innovazione del comparto. Grazie a questa notorietà, l'azienda turca è così riuscita a riunire componenti di spicco del mondo fashion in una conversazione sulla contaminazione nel mondo denim, partendo dall’Italia, e più precisamente da Treviso e approdando negli Stati Uniti.Siamo leader nel settore del denim - ha infatti subito spiegato il comasco Marco Lucietti, marketing director Sanko/Isko division - e ci sentiamo di poter spingere verso il progresso degli standard di settore. Soprattutto è importante sottolineare come il denim oggi esprima un lifestyle. Ossia non parliamo solo di abiti e tessuti ma di molto altro”.

 

LA TAVOLA ROTONDA - Adriano Goldschmied, noto anche con il soprannome di "godfather del denim" e fondatore del noto Genius Group nel 1980, ha ricordato le valenze  del jeans dalla fine degli anni Sessanta in avanti.  Nato come capo da lavoro, il tessuto blu, col passare del tempo, ha dato voce a quello spirito di ribellione e rivoluzione che ha caratterizzato la fine degli anni Sessanta diventando mezzo di contestazione. "Il denim ai tempi era una sorta di simbolo e un’icona per la nostra generazione che pensava in modo diverso da quella precedente. Era il modo più economico per combattere, per fare rivoluzione", ha affermato Adriano Goldschmied.

Insomma, un tessuto che non solo detta un trend destinato a perdurare nel tempo, ma è anche un capo che si fa carico del peso sociologico e culturale di un’epoca. Un periodo che ha ispirato la vestibilità femminile secondo Elio Fiorucci che guardando "le ragazze hippies strizzarsi dentro a un 501 bagnato e sdraiate per terra per tirarsi su la cintura" ha pensato di creare un denim che potesse "mettere in risalto le loro forme, celebrarne la femminilità e, in questo modo, inventare la fine della paura di mostrarsi".

Dopo un breve sguardo al passato, ci si è rivolti al presente e al futuro. Goldschmied crede che oggi ci si debba concentrare sui valori dei nuovi consumatori: “Il mercato è sempre più competitivo e segmentato. Al cliente giovane si è aggiunto il consumatore più sofisticato e con un maggiore potere d’acquisto". Per Fiorucci "biosgna uscire da quelli che sono stati i tracciati finora sperimentati. Magari creando dei costumi ind enim".

Vladimiro Baldin di Diesel, ha parlato delle sfide del presente e l’importanza di aprire le porte agli stimoli dal mondo esterno: “La più grande scommessa è continuare a essere in contatto con le generazioni più giovani. Ascoltarli cercando di interpretare i loro gusti e desideri”. 

Innovazione, creatività ed emozioni, ma tutto in modo responsabile e rispettoso dell'ambiente e della qualità del lavoro, come ha voluto sottolineare  la fashion designer Katharine Hamnett. "Nel tessile si produce tanto e il mercato ne subisce l’impatto - ha detto la stilista.  Il cotone, con cui si fanno i jeans, rappresenta il 10% della colture agricole nel pianeta ma impiega tantissimi pesticidi e crea inquinamento e desertificazione”. E poi, un breve accenno alla disoccupazione in Europa: "Bisogna creare posti di lavoro per migliorare gli standard di vita e aumentare i consumi, occorre salvaguardare il nostro know-how, un patrimonio che rischia di scomparire se non viene trasmesso alle generazioni successive.  Assumendo dei giovani, i marchi darebbero loro la possibilità di avere un maggiore potere d’acquisto per comprarsi quel paio di jeans che oggi non si possono più permettere. Rimettiamo  il mondo in equilibrio”.

Scott Morrison si è soffermato sull’importanza dell’innovazione e del rinnovamento stagione dopo stagione. Poi ha raccontato la sua esperienza con “3+1”, lo store aperto a New York caratterizzato da un sistema operativo verticale: “I clienti possono comprare ready to wear o su misura. Abbiamo oltre 280 denim fra cui scegliere perché le esigenze dei clienti sono diverse. Mentre non sempre per un’azienda è facile accontentare un mercato globale”.

Raffaello Napoleone di Pitti Immagine e Philippe Paquet di Premiére Vision hanno sottolineato che anche le fiere oggi hanno un ruolo creativo verso i paesi emergenti, e il dovere di creare emozioni per dare e sovrapporre esperienze diverse in modo da offrire nuovi stimoli ai buyer.

di Marion Guglielmetti