Milano, 18 marzo 2014 - Dieci passi da transennare coi cavalli di Frisia. In fondo al corridoio maestro della Procura di Milano, c’è l’ufficio del procuratore Edmondo Bruti Liberati, e subito, ad angolo acuto, si apre la porta del procuratore aggiunto Alfredo Robledo. Dieci passi di numero, e una virtuale ma percepibile trincea di separazione. Così l’ufficio del “resistere” - tutti per uno uno per tutti - manda a benedire compattezza e spirito di unità, e dichiara apertamente divisioni, dissapori, contrasti. Guerra.

C’è una denuncia, non inaspettata, a far suppurare i veleni, per la prima volta nella storia di questo ufficio giudiziario. L’aggiunto Robledo, responsabile del pool anticorruzione, ha spedito venerdì mattina una raccomandata al Consiglio superiore della magistratura, allargandone la conoscenza al presidente della Corte d’appello Giovanni Canzio, al procuratore generale Manlio Minale, al consiglio giudiziario di Milano.

Dodici pagine con annessi 26 allegati in cui il capo, Bruti, viene accusato di «fatti e comportamenti» non «episodici» che «hanno turbato e turbano il regolare svolgimento della funzione nell’ufficio e la sua normale conduzione». Avere cioè eluso il criterio dell’assegnazione al dipartimento di Robledo di inchieste di sua competenza, per privilegiare altri aggiunti (e cioè Francesco Greco, a capo del pool reati finanziari, e Ilda Boccassini che dirige l’antimafia). E di avere in alcuni casi dato «disposizioni in contrasto insanabile» con l’obbligo di esercitare l’azione penale.

Dal San Raffaele, a un’altra (tuttora sotto segreto d’indagine) che riguarda corruzione nella «Sanità lombarda», al già detto caso Sea, e a Ruby, con scia di Ruby ter: quattro gli episodi che Robledo cita, pur accennando a «ulteriori episodi, sui quali mi riservo di ulteriormente interloquire», se e quando il Csm intenda sentirlo.

E nel frattempo, proprio Magistratura Indipendente, corrente a lui vicina, chiede al Comitato di presidenza l’apertura della pratica per i trasferimenti dei magistrati. Per ora a parlare sono solo le carte di Robledo.

Bruti Liberati tace. Rientrato da fuori Milano nel pomeriggio, legge la lettera-denuncia dopo le 15.30, e non la commenta. Difficile cambi qualcosa sui criteri di assegnazione: in comune quei fascicoli che partono da un dipartimento e sconfinano in un altro; assegnati agli stessi magistrati gli stralci di fascicoli già da questi trattati, come nel caso del Ruby ter.

Unica ammenda, sul caso Sea, per cui Bruti mandò una lettera a Robledo, spiegando come propria «riprovevole dimenticanza», il fatto di aver atteso tre mesi prima di affidare al procuratore aggiunto il fascicolo scordato «in cassaforte». Ma Robledo accusa Bruti di un sistema, non di casi sporadici. San Raffaele: nel luglio 2011 emergono reati contro la pubblica amministrazione, Robledo rivendica la competenza; Greco, però, titolare al momento del fascicolo, avrebbe suggerito di «iniziare le indagini a settembre», mentre Bruti «sottolineò che si trattava di una situazione molto delicata, essendo in corso “trattative” sulle quali non avrebbe voluto che le indagini influissero in qualunque modo». Il fascicolo non giunse mai al dipartimento di Robledo.

Sea: fascicolo inizialmente affidato «per un esame preliminare» a Greco, che però non ne era competente, arriva concretamente a Robledo (dopo la segnalazione di Firenze, 25 ottobre 2011, dell’intercettazione indiziante fra Gamberale e il manager Maia) il 16 marzo 2012: l’asta si era conclusa il 16 dicembre 2011, il caso già sui giornali, «non risultava effettuato alcun atto d’indagine», e da allora queste perdevano l’efficacia del segreto.

C’è poi lo scontro con Ilda Boccassini, che, pur avendo Bruti co-assegnato a lei e a Robledo un dossier nato come criminalità organizzata ma poi classificato come corruzione, neppure risponde - scrive Robledo - alle sue missive per la gestione dell’inchiesta, che collide con altra già gestita dal dipartimento pubblica amministrazione. E Ruby, uno due e ter, che, con tanto di contestazione di concussione e ora di corruzione giudiziaria, è affidato a Boccassini (Dda), Forno (aggiunto sulle fasce deboli) e al suo sostituto Luca Gaglio.

Da nessuno di loro commenti, a parte, quello, sdrammatizzante, di Greco. Su altro; sulla stagione sciistica, e sul sole, «di come batte», in questa calda primavera dei veleni, «sulla neve».

marinella.rossi@ilgiorno.net