Milano, 29 ottobre 2013 - «Nessuna faida, nessun regolamento di conti, nessuno screzio rimasto in sospeso». È categorico Pasquale, fratello maggiore di Emanuele Tatone ritrovato cadavere domenica in un campo, ucciso a colpi di pistola insieme a un altro uomo, Paolo Simone. Il motivo dell’esecuzione? «Non ne ho idea, mio fratello aveva già cambiato vita. Sono state dette un sacco di sciocchezze: che ora vorremmo lavare con il sangue questo affronto, che la faremo pagare cara a chi è stato. Ma non è vero niente, mai nessuno l’ha detto né pensato, siamo in un momento di dolore profondo. Io stesso mi sono precipitato in questura appena ho saputo della disgrazia», aggiunge.

Nell’ultima foto di famiglia, scattata il 14 ottobre in occasione del 52esimo compleanno di Emanuele, l’atmosfera è serena. Al centro c’è mamma Rosa, 83enne, trasferitasi a Milano da Casaluce (Caserta) negli anni Settanta insieme ai suoi cinque figli Mario, Pasquale, Emanuele, Adelina e Nicola. «Siamo rimasti solo io e Mario», sottolinea Pasquale. Nicola è in carcere, Adelina è deceduta nel 1995. Una famiglia che per anni ha fatto tremare Quarto Oggiaro, ma che ora vorrebbe cancellare le macchie del passato. Ecco che allora tutti si indignano di fronte ai giornali, storcono il naso leggendo che «la nostra mamma Rosa» è ancora soprannominata «nonna eroina» o «zarina della droga». Seduta sul divano con un dolcetto in mano, tra figli, e pronipoti, nella foto della festa ha l’aria da vecchina innocua.

Si sfoga la cognata Carla, piange insieme a Laura, la compagna di Emanuele, e a Rosy, figlia 26enne della defunta Adelina. «È stato detto che Emanuele era malato di Aids, ma non è vero», dice Carla. «Lui – continua – ormai viveva solo per la sua bambina». E poi, continua Laura, «io non sono in una comunità. Sono in una casa-famiglia con la piccola perché dopo lo sfratto avvenuto a giugno non avevamo un posto in cui vivere». La domanda per ottenere un alloggio popolare d’emergenza, nel frattempo, è stata accettata, come conferma l’Unione Inquilini che ha seguito la pratica. «L’ultimo tassello che ci mancava per essere felici era proprio la casa. E, adesso che è arrivata, Emanuele non c’è più. La bambina non lo sa ancora, non so come farò a dirglielo», rivela Laura tra le lacrime.

Rosy, ieri, indossava gli abiti dello zio: un paio di jeans e una felpa per lei extra large. Su Facebook ha scritto un messaggio per lui: «Eri lo zio a cui tenevo di più, il mio preferito», e ancora «riposa in pace, ti porto con me per sempre. Dimenticavo, ora che sei un angelo anche tu dai un bacio immenso alla mia adorata mamma». Inginocchiata nel campo dove è avvenuto l’omicidio, al confine con Novate Milanese, ieri mattina ha lasciato un mazzo di fiori.

di Marianna Vazzana