Milano, 28 maggio 2012 - Undici condanne fino a 11 anni, con una sola assoluzione, quella di Salvatore Scivoli. Questa la sentenza in secondo grado per il processo sulle cosiddette 'nuove Br'. I giudici hanno tolto dalla sentenza la finalità terroristica. Urla di sdegno dal pubblico alla lettura della sentenza da parte del giudice Anna Conforti. Solo una frangia ha applaudito la sentenza mentre dalle gabbie è partito un coro: "L'unica giustizia è quella proletaria, il vero terrorismo è quello dello Stato".

 

CONDANNE AD PERSONAM - Alfredo Davanzo, il presunto ideologo delle cosiddette Nuove Br del Partito Comunista Politico-Militare, è stato condannato a 9 anni di reclusione. Massimiliano Gaeta, condannato a cinque anni e tre mesi, è stato scarcerato per estinzione della custodia cautelare. La pena più alta, 11 anni e 6 mesi, è stata inflitta a Claudio Latino, ritenuto il leader della cellula milanese; 11 gli anni di carcere stabiliti invece per il leader della cellula padovana Davide Bortolato. Comminati 10 anni invece a Vincenzo Sisi, ritenuto il capo della cellula torinese; 8 anni a Bruno Ghirardi; 7 anni a Massimiliano Toschi; 2 anni e 4 mesi ad Andrea Scantamburlo; 2 anni e 2 mesi ad Alfredo Mazzamauro, Davide Rotondi e all’unica donna del gruppo, Amarilli Caprio.

Nel ridurre le pene degli imputati al processo a carico delle cosiddette nuove Brigate Rosse, i giudici della seconda Corte d’Assise d’Appello di Milano hanno accolto le perplessità espresse dalla Corte di Cassazione nella pronuncia del febbraio scorso con la quale La Suprema Corte aveva disposto un processo d’appello-bis. Gli ermellini avevano chiesto ai giudici d’appello di chiarire se gli imputati avessero dato vita ad un’associazione sovversiva con finalità di terrorismo oppure no. E’ stata scelta quest’ultima opzione e le pene sono state tutte rideterminate al ribasso con l’assoluzione di Salvatore Scivoli.

 

PENE ACCESSORIE - La corte d'assise d'appello di Milano che ha emesso 11 condanne fino a 11 anni e mezzo di reclusione nel processo alle cosiddette Nuove Br ha anche confermato il risarcimento da 100 mila euro che alcuni degli imputati dovranno versare a Pietro Ichino, il giuslavorista parte civile nel procedimento. La Cassazione aveva annullato sia le condanne sia il risarcimento al senatore del Pd. Oggi i giudici hanno confermato il risarcimento così come aveva già fatto l'appello nel 2010. "Noi ce ne andiamo soddisfatti", ha dichiarato l'avvocato Laura Panciroli, legale del giuslavorista Pietro Ichino

 

LE REAZIONI - La sentenza di condanna nei confronti di undici imputati al processo a carico delle cosiddette Nuove Brigate Rosse “smentisce in modo clamoroso l’impianto accusatorio e anche le dichiarazioni del professor Ichino che stamattina ha definito terroristi gli imputati”. Così l’avvocato Sandro Clementi, che difendeva tre imputati, ha commentato il verdetto che ha tolto la ‘patente di terroristi’ agli imputati, condannandoli ‘solo’ in quanto sovversivi.

 

L'UDIENZA FINALE 

LA DIFESA DEGLI IMPUTATI - Ha parlato l'avvocato Massimiliano Meda, difensore d'ufficio di Alfredo Davanzo, presunto ideologo del gruppo che ha, come ''gesto politico'', rinunciato alla difesa di fiducia. E anche oggi prima che cominciasse a parlare il legale l'imputato ha esclamato: ''Io non sono difeso da nessuno, lo ribadisco''. Così anche Vincenzo Sisi, ritenuto il leader della cellula torinese, che ha gridato: ''Noi non abbiamo difensori''. L'avvocato Meda ha spiegato davanti ai giudici (presidente della Corte, Anna Conforti) che bisogna rispettare il ''diritto alla difesa'' previsto per tutti gli imputati, ma che va anche ''rispettata la scelta di Davanzo e dunque io, nel rispetto del mio assistito, non posso articolare una difesa nel merito''. E poi ha chiesto ''la sua assoluzione da tutti i reati''.

 

RICHIESTA CONDANNENella scorsa udienza del processo d'appello 'bis' (la Cassazione a febbraio ha annullato tutte le condanne, perche' non era 'soddisfatta' delle motivazioni di secondo grado), il sostituto pg ha chiesto la condanna a 14 anni e 1 mese di carcere per Davide Bortolato e Claudio Latino, ritenuti rispettivamente i leader dei nuclei padovano e milanese del Partito comunista politico-militare. Per Vincenzo Sisi sono stati chiesti 12 anni e 11 mesi, per Alfredo Davanzo 10 anni e 10 mesi, per Bruno Ghirardi 10 anni e 4 mesi, per Massimiliano Toschi 10 anni e 2 mesi, per Massimiliano Gaeta 7 anni e 6 mesi e 6 anni e 6 mesi per Salvatore Scivoli. Il magistrato poi ha chiesto condanne a 3 anni e 6 mesi a carico di Amarilli Caprio, che studiava all'Universita' Statale, di Alfredo Mazzamauro e Davide Rotondi. E richiesta di condanna a 3 anni e 8 mesi per Andrea Scantamburlo.

 

ICHINO IN AULA: "SONO TERRORISTI" - Pietro Ichino si è presentato in aula nel processo milanese alla cosiddette ‘nuove Br’, nel quale è parte civile. Inchino sarebbe stato uno degli obiettivi del gruppo. Ha preso la parola per spiegare che gli imputati hanno sempre rifiutato la sua ‘’proposta di dialogo’’, senza riconoscere ‘’il diritto a non essere aggrediti’’. Il professore ha inoltre chiarito che anche per questo rifiuto lui è ancora in una situazione ‘’di pericolo’’.  ‘’Queste persone vogliono decidere chi sia il simbolo dello Stato ed emanare sentenze di morte e di ferimento nell’ambito di una guerra che hanno dichiarato’’. Con queste paorle il senatore del Pd e giuslavorista Pietro Ichino ha descritto i presunti appartenenti alle cosiddette ‘nuove Br’ del Partito comunista politico-militare sotto processo a Milano. Il professore ha chiarito, come aveva gia’ fatto in aula, che lui ha proposto un ‘’dialogo’’ agli imputati, ma loro hanno sempre rifiutato, perché ‘’ancora oggi teorizzano il loro diritto di uccidere e di intimidire’’.

 

URLA E INSULTI CONTRO ICHINO - Prima che i giudici si ritirassero in camera di consiglio per la sentenza, alcuni imputati del processo milanese hanno inveito contro il giuslavorista : Vergogna, vai a lavorare”, e’ una delle frasi all’indirizzo del senatore. Grida e insulti contro Ichino sono arrivati dallo spazio riservato al pubblico, dove si trovavano amici e parenti degli arrestati.

"Sono terroristi e non c'é altro termine con cui possono essere definiti’’. Riguardo agli insulti ricevuti dalle gabbie, il senatore ha spiegato che ‘’le minacce che mi rivolgono ancora e’ uno dei motivi per cui devo ancora oggi girare sotto scorta’’. Alla ‘’follia’’ degli imputati, ha affermato Ichino, ‘’non c’e’ altro rimedio che la condanna in uno Stato di diritto’’. Il professore ha ricordato che lui è costretto a vivere sotto scorta da ormai 10 anni, ossia dal 2002, dopo l’uccisione di Marco Biagi.