Milano, 22 maggio 2012 - Sono stati espulsi temporaneamente dall'aula in cui si sta celebrando il processo d'appello bis sulle nuove Brigate rosse gli imputati Vincenzo Sisi e Alfredo Davanzo. A decidere l'espulsione è stato il presidente della seconda corte d'appello Anna Conforti quando i due imputati dalla gabbia riservata ai detenuti hanno cominciato a protestare contro l'avvocato d'ufficio di Sisi, nominato la scorsa udienza dalla corte dopo la revoca del mandato al legale di fiducia, Giuseppe Pelazza. Il nuovo difensore, Emanuele Di Salvo, aveva appena preso la parola per l'arringa finale, quando Sisi e Davanzo hanno cominciato a urlare che non volevano essere difesi per poi ripetere lo slogan "Lotta armata per la rivoluzione". Conforti è intervenuta, rivolgendosi ai due imputati: "Mi costringete a farvi uscire dall'aula" e la polizia penitenziaria li ha accompagnati fuori.

Di Salvo ha quindi parlato brevemente alle parti, limitandosi a esplicitare il proprio disagio per la nomina in un processo di tale portata giunto al giudizio d'appello bis dopo un rinvio della cassazione. Finita l'arringa, con cui l'avvocato non ha nemmeno chiesto ai giudici l'assoluzione o altro per il suo assistito, la corte ha fatto rientrare i due imputati a condizione che stessero buoni. Il nuovo difensore d'ufficio di Davanzo, nominato dopo la rinuncia "per paura" di un precedente avvocato d'ufficio, prenderà invece la parola il 28 maggio, perché ha chiesto alla corte un termine a difesa per prepararsi.

 

PG CHIEDE CONDANNE - Il pg, Laura Barbaini, ha chiesto 12 condanne con una rideterminazione della pena fino a 14 anni, al termine della sua requisitoria nel processo milanese d’appello alle cosiddette ‘Nuove BR’. Le pene richieste dal pg sono inferiori di circa sei mesi rispetto a quelle decise precedentemente, e poi annullate dalla Cassazione che aveva disposto il nuovo processo innanzi alla Corte d’Assise d’Appello di Milano.

Il pg ha chiesto per Davide Bortolato e Claudio Latino 14 anni e 1 mese di reclusione. Per Vincenzo Sisi, 12 anni e 11 mesi. Per Alfredo Davanzo, ritenuto l’ideologo del gruppo, la richiesta è di 10 anni e 10 mesi.  Per Massimiliano Gaeta, 7 anni, 6 mesi e 15 giorni. Per Massimiliano Toschi, 10 anni, 2 mesi e 15 giorni. Per Bruno Ghirardi 10 anni, 4 mesi e 15 giorni. Anche per Salvatore Scivoli c’e’ la richiesta di rideterminare la pena in 6 anni e 6 mesi. Per gli altri quattro imputati, Amarilli Caprio, Alfredo Mazzamauro, Davide Rotondi, Andrea Scantamburlo, il pg ha chiesto che sia confermata la sentenza impugnata.

 

OBIETTIVO ICHINO PER TAPPARE LA BOCCA" - "Colpendo Ichino, volevano chiudere la bocca al confronto delle idee, alla democrazia. Era un progetto di attentato terroristico per destabilizzare il quadro politico". Lo ha dichiarato sempre il sostituto procuratore generale Laura Barbaini nella requisitoria,  parlando del progetto di attentato al giuslavorista Pietro Ichino contestato a 12 imputati accusati di aver fatto parte del Partito comunista politico militare "la cui attività - secondo il pg - concerneva l'eversione dell'ordine democratico italiano attraverso azioni violente contro le persone (il ferimento del dirigente Breda Vito Schirone e l'attentato a Ichino) e contro le cose (danneggiamenti allo sportello di un'agenzia interinale e ai magazzini Delkom e al giornale Libero)". Il pg ha dunque concluso: "L'attentato a Ichino non è simbolo, ma non è nemmeno un caso isolato. È un elemento di un programma più ampio e non lo esaurisce che vuole portare alla rottura del sistema democratico".

 

L'AVVOCATO LASCIA - 'Mollo tutto'. In sintesi il pensiero di G.D, giovane avvocatessa d'ufficio, nominata nella scorsa udienza per difendere uno degli imputati del processo milanese alle cosiddette ‘nuove Br’, Alfredo Davanzo, ha rinunciato, con una lettera depositata alla Corte, al mandato difensivo, perchè non si troverebbe nelle condizioni di sufficiente calma e tranquillità per portare avanti il suo lavoro e spiegando che con il suo gesto vuole tutelare la sua "incolumità psicofisica".  L’avvocatessa, G.D., 30 anni, era stata nominata il 15 maggio scorso dopo che Davanzo aveva come gesto politico rinunciato alla difesa. A rinunciare al suo difensore di fiducia era stato anche un altro degli imputati, Vincenzo Sisi.

IL NUOVO LEGALE - Prima che iniziasse l'udienza del processo milanese d'appello alle cosiddette nuove Br, il nuovo legale d'ufficio di Alfredo Davanzo, l'avvocato Massimiliano Meda, è rimasto per una decina di minuti a colloquio davanti alla gabbia con D'Avanzo, ritenuto il presunto ideologo del Partito Comunista Politico-Militare.  L'avvocato Meda, parlando con i cronisti in una pausa dell' udienza, ha chiarito che lui e' ''tranquillo'', e dunque non ha alcuna paura di affrontare questa difesa. ''E' mio dovere professionale difenderlo'', ha aggiunto Meda che in aula ha spiegato che la sua sarà certamente ''una difesa tecnica, non politica''. Anche l'avvocato d'ufficio di un altro degli imputati, Vincenzo Sisi, il legale di Emanuele Di Salvo, poco prima, sempre ai cronisti, aveva detto: ''Affronterò questa difesa perchè questo è quello che ci hanno insegnato''.

I DUE IMPUTATI: "NIENTE LEGALI" - Sicuro, quasi strafottente. Alfredo Davanzo, imputato nel processo alle nuove Brigate Rosse, tiene testa al giudice Anna Conforti in merito all'assegnazione di un avvocato difensore, dopo l'addio della giovane legale d'ufficio che questa mattina si è ritirata dal processo: "Il codice è borghese. Siamo qui per sovvertire lo stato borghese. Nessuno poi è tenuto a fare un discorso a nostro nome". "Se vogliamo evitare incidenti burocratici - ha sottolineato - chiariamo subito che non accettiamo nessuna difesa". La scelta dell'imputato di non avere una difesa è stata ribadita dopo che il giudice ha annunciato che il nuovo avvocato difensore sarà Massimiliano Meda.

I giudici della seconda corte d'assise d'appello hanno respinto la richiesta avanzata dai difensori degli imputati ancora detenuti di concedere la scarcerazione e aver rigettato la richiesta di un termine a difesa avanzata dal nuovo difensore d'ufficio nominato dopo la rinuncia del precedente avvocato individuato la scorsa udienza.

DAVANZO: "NON UCCIDIAMO I BAMBINI" -  ''Noi non siamo terroristi, non ammazziamo i bambini come a Brindisi''. Lo ha detto, in una pausa di udienza, Alfredo Davanzo, imputato nel processo milanese alle cosiddette nuove Br. Dalla gabbia il presunto ideologo del Partito comunista politico-militare ha affermato: ''Non siamo terroristi''.