Trezzo, case di via Adda: primo sfratto bloccato

Un prestito d’onore della San Vincenzo salva genitori e figli che il Comune intendeva far sloggiare: andranno in un appartamento privato

Gianluigi Colombo del Sicet

Gianluigi Colombo del Sicet

Trezzo sull'Adda (Milano), 20 febbraio 2019 - «Il no profit tende la mano alle famiglie in difficoltà, il Comune no». Il primo sfratto in via Adda, case comunali di Trezzo, si chiude con il colpo di scena. Il prestito d’onore della San Vincenzo alla famiglia a rischio, cinque persone di cui due minori, che le ha permesso di ottenere un contratto da un privato: un altro appartamento. «Faranno ugualmente gli scatoloni, ma senza finire in mezzo alla strada», aggiunge Gianluigi Colombo del Sicet, il sindacato inquilini che assiste gli otto nuclei morosi che l’amministrazione vuole mettere alla porta.

«Trentasei persone, di cui 9 ragazzini» fino all’altro ieri. Ora, con la soluzione in extremis per i primi della lista, «si scende a 33». «Sempre troppi» per il sindacalista che da settimane ha ingaggiato una battaglia «per aiutare chi è rimasto indietro». «Parliamo di persone che hanno perso il lavoro, con cause per il recupero di Tfr e stipendi, che hanno accumulato debiti con il Municipio». «Abbiamo chiesto di concordare un piano di rientro, ma ci è stato detto di no», spiegano i residenti in bilico.

Il sindaco Danilo Villa parla da settimane «della necessità di applicare le regole a tutti, senza eccezioni». E che «le rateizzazioni concesse in passato sono state regolarmente disattese. Dopo i primi pagamenti è sempre caduto tutto nel vuoto». E così è venuto meno il rapporto di fiducia. Parole che feriscono i diretti interessati e il Sicet. Anche alla luce «dei 2.500 euro di spese legali che l’amministrazione ha appena chiesto alla famiglia morosa che si è sistemata». Anziché mandare l’ufficiale giudiziario - non più necessario di fronte al nuovo contratto di affitto - «è arrivato il conto. Soldi che si sommano ai 9.500 euro di pigioni da regolare», sottolinea Colombo.

Il primo round è finito con l’amaro in bocca, ma martedì prossimo potrebbe andare peggio. In via Adda arriverà la forza pubblica per lo sgombero di altri due nuclei. «Stiamo preparando il picchetto, non si possono buttare fuori solo perché poveri». «I minori e le loro madri dovranno essere sistemati in alloggi temporanei, costeranno 50-60 euro al giorno, cioè 24mila euro al mese» per il sindacato che chiede alla giunta di fare un passo indietro.

Villa respinge con forza l’accusa di essere «un affamatore di bambini». «In lista d’attesa per una casa popolare ci sono 50 persone, nonostante le 100 abitazioni pubbliche fra noi e l’Aler (metà per uno). Chi non rispetta la legge, deve lasciare il posto a chi ne ha diritto». «Negli ultimi tre anni con Regione abbiamo investito 300mila euro sulle fragilità. Gli strumenti ci sono».

Ma gli inquilini disperati spiegano con le lacrime agli occhi: «Non sempre riusciamo a mettere insieme pranzo e cena. Nel piatto ci è rimasta solo la dignità». Due facce della stessa medaglia. Il 26 febbraio torneranno a guardarsi negli occhi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA