Melzo, funerali all’aperto. I fedeli indignati

Rispondono i sacerdoti: "Mai lasciati defunti e familiari senza conforto. Privilegiamo la sicurezza di tutti"

Per don Mauro Magugliani si tratta di un equivoco. Le disposizioni per garantire sicurezza

Per don Mauro Magugliani si tratta di un equivoco. Le disposizioni per garantire sicurezza

Melzo (Milano), 15 agosto 2020Niente funerali in chiesa, solo funzioni al cimitero, rigorosamente all’aperto. La regola anti-contagio da coronavirus condivisa dal prevosto di Melzo con gli altri parroci fa arrabbiare una famiglia che scrive alla Curia: "Perché succede solo qui?".

"Alla base dell’episodio c’è un malinteso – spiega don Mauro Magugliani che guida la Comunità pastoral e di San Francesco - . Abbiamo sempre celebrato le esequie, anche durante il lockdown, è prevista una cerimonia specifica senza eucarestia. Non abbiamo mai lasciato defunti e familiari senza conforto. Non avremmo motivo di farlo e non succede neanche adesso".  Poi precisa ulteriormente: "È da maggio che spieghiamo con tutti i mezzi a nostra disposizione le ragioni della nostra scelta: per evitare rischi è meglio non stare al chiuso, almeno finché non sarà necessario. L’abbiamo detto in tutti i modi, nei bollettini, alle messe nelle tre chiese che compongono il nostro sodalizio: Sant’Alessandro, Sacro Cuore e Santa Maria delle Stelle, alle quali fanno riferimento 18mila abitanti. Chi desidera il funerale in chiesa, può chiederle direttamente ai sacerdoti. Nel caso specifico nessuno si è rivolto a noi, salvo poi celebrare la funzione a Bussero".

Le precauzioni "sono in linea con le disposizioni della Cei (Conferenza episcopale italiana), che dà la facoltà di celebrare all’aperto. Questione di sicurezza – aggiunge il prevosto -. Si evitano sanificazioni all’ingresso, senza contare che nei giorni feriali, fra le navate, non abbiamo volontari che vigilano sul rispetto dei protocolli, a differenza della domenica". Poi specifica che si tratta di una regola provvisoria: "Finché il tempo ce lo permette continueremo con questa regola, poi vedremo". "E’ una scelta provvisoria concordata da tutta la Comunità con l’unico intento di offrire la soluzione migliore in un momento delicato come questo. La pandemia non è finita. Spesso, i parenti dei defunti arrivano da altre regioni".

"Sia chiaro che non è mai stata negata la celebrazione dell’eucarestia, né durante l’emergenza sanitaria, né adesso – sottolinea don Mauro–. A patto che sia motivata da un reale cammino di fede, del quale parlare direttamente con noi". Una linea illustrata ai fedeli alla ripresa delle funzioni dopo la quarantena. "Ci siamo regolati così sin dall’inizio della Fase 2 – ricorda il prevosto – il percorso è sempre stato questo. Credevamo fosse chiaro, ma è meglio ribadirlo: cerchiamo solo di tutelare la salute di tutti". Anche al camposanto viene imposto il rispetto rigoroso dei paletti contro l’infezione: mascherine, distanziamento e divieto assoluto di assembramento.